JULIAN ASSANGE È LIBERO: PATTEGGIAMENTO CON GLI STATI UNITI
Dopo cinque anni nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, Julian Assange è finalmente libero. Il giornalista e fondatore di Wikileaks ha lasciato il Regno Unito ieri, in mattinata, per tornare nel suo Paese d’origine, l’Austria. Dopo 1901 giorni dietro le sbarre, all’attivista è stata concessa la libertà su cauzione dall’Alta corte di Londra ed è stato rilasciato: dall’aeroporto di Stansted si è imbarcato su un volo diretto a Bangkok da dove poi raggiungerà l’Austria. “Questo è il risultato di una campagna globale che ha coinvolto organizzatori di base, attivisti per la libertà di stampa, legislatori e leader di tutto lo spettro politico, fino alle Nazioni Unite” si legge in un comunicato di Wikileaks.
La liberazione è arrivata dopo una lunga serie di negoziati con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, “che ha portato a un accordo che non è stato ancora formalmente finalizzato” come scrive ancora il sito da lui fondato. Assange verrà presto raggiunto dalla moglie Stella, sposata nel Regno Unito presso l’ambasciata ecuadoriana a Londra, presso la quale aveva trovato asilo prima di finire dietro le sbarre. Allo stesso tempo abbraccerà per la prima volta i loro figli, “che hanno conosciuto il padre solo da dietro le sbarre”.
JULIAN ASSANGE È LIBERO: TORNERÀ IN AUSTRALIA
Julian Assange ha patteggiato con gli Stati Uniti: il giornalista ha accettato di dichiararsi colpevole, come d’accordo con il Dipartimento di giustizia Usa. Questo gli consentirà di evitare la carcerazione negli Stati Uniti, che da tempo ne avevano chiesto l’estradizione: come spiega la Cnn, recentemente sono stati depositati i documenti ufficiali presso il tribunale. Il patteggiamento, come sottolinea l’Ansa, deve ancora essere approvato da un giudice federale dunque non è ancora ufficiale. Secondo quanto negoziato con la giustizia Usa, i pubblici ministeri chiederanno una condanna a 62 mesi, che equivale agli anni già scontati in carcere da Assange: dunque va a riconoscere i mesi già trascorsi dietro le sbarre, senza ulteriori pene.
Il fondatore di Wikileaks tornerà dunque in Australia, suo Paese d’origine, dopo aver a lungo combattuto con le autorità statunitensi: la sua colpa è quella di aver pubblicato documenti militari riservati che avrebbe ricevuto dall’ex analisi dell’intelligence dell’esercito Chelsea Manning nel 2010 e nel 2011. Tali documenti riservati riportavano informazioni in merito alla guerra in Iraq e ai detenuti di Guantánamo Bay: Assange ha a suo carico 18 capi d’accusa.