È stata confermata nella mattinata di ieri, lunedì 24 giugno, l’apertura di un’indagine nei confronti di Warner Hoyer – l’ex presidente della BEI, ovvero la Banca Europea per gli Investimenti – e di un altro ex dipendente che per ora è rimasto anonimo: le accuse sarebbero gravissime perché vanno dalla corruzione, fino all’abuso di influenza e all’appropriazione indebita, ma per ora non trapelano particolari dettagli da parte della Eppo (la Procura europea). Dal conto suo – con una mossa piuttosto scontata e prevedibile – l’ex presidente BEI Warner Hoyer ha negato tutte le accuse nei suoi confronti – definendole “assurde” – e si è detto pronto a collaborare con gli inquirenti europei; mentre l’altro indagato si è rifiutato di rispondere alle richieste di chiarimenti da parte di Politico.
L’indagine – ed è stato lo stesso ex presidente a chiarirlo in una dichiarazione spontanea ai giornalisti – sembra concentrarsi attorno al compenso ricevuto da un terzo funzionario dopo il suo licenziamento: la cifra è parsa sospetta alla Eppo e risalendo al documento originale sono arrivati fino al nome di Warner Hoyer che firmò la ‘buona uscita’ in qualità di presidente della BEI, poco prima che subentrasse al suo posto (dopo il pensionamento) Nadia Calvino.
Warner Hoyer: “Pronto a collaborare con gli inquirenti, non ho fatto nulla e pretendo chiarimenti”
“Le accuse contro di me – è il commento rilasciato personalmente da Warner Hoyer al Financial Times e a Politico – sono totalmente assurde e infondate. Ora mi aspetto che vengano completamente indagate e chiarite e chiedo alla BEI di collaborare pienamente con l’EPPO” dicendosi anche a sua volta pronto a “collaborare pienamente” nella pretesa che si giunga ad “un chiarimento completo dei fatti“. Proprio nel segno della sua piena collaborazione, è stato lo stesso Warner Hoyer a confermare che l’indagine per corruzione fosse a suo carico e a chiedere alla BEI di rimuovergli l’immunità parlamentare; mentre commentando il caso oggetto dell’indagine ha chiarito di aver firmato il documento secondo “le indicazioni del dipartimento che si occupava della questione e del segretario generale”.
Maggiori dettagli – ma comunque simili – arrivano della parole del suo avvocato, Nikolaos Gazeas, che oltre ad aver definito a sua volta l’accusa contro l’ex presidente della BEI “infondate e assolutamente assurde”, ha precisato che Warner Hoyer non fu coinvolto nelle trattative sul compenso per l’uscita dell’altro ex funzionario e che si limitò a firmare – come da prassi consolidata – il documento che arrivò sulla sua scrivania. “Da un punto di vista legale si deve sapere che i requisiti per iniziare un’indagine penale da parte di Eppo – spiega Gazeas al Financial Times – sono molto bassi” al punto che non sarebbe “insolito per chi ha firmato un accordo diventare oggetto d’inchiesta”.