Il Presidente francese Macron martedì sera ha dichiarato che le politiche del Rassemblement National portano a una “guerra civile”. Il politico uscito sconfitto dalle europee si riferiva alla questione dell’immigrazione, ma la descrizione in questi termini di uno scenario politico trascende i temi sociali. Lo “spread” francese da due settimane viaggia ai massimi dal 2012 quando l’Europa era alle prese con la crisi dei debiti sovrani. La stampa economica specializzata, con cadenza praticamente giornaliera, si occupa dello stato delle finanze di Parigi e dei programmi politici dei principali partiti francesi. L’Europa ha appena aperto una procedura di infrazione contro la Francia. Macron, ovviamente, non può non essere consapevole delle attenzioni che gli investitori dedicano alla Francia dalla sua decisione di sciogliere l’Assemblea nazionale, né di cosa sia successo allo “spread” nel frattempo.
La scommessa presa da Macron, mandando la Francia a elezioni anticipate, può essere il tentativo di far ricredere i francesi, in due settimane, rispetto al rischio di una fase di instabilità politica: in questo caso la speranza sarebbe di ottenere un “ribaltone” già con le elezioni di domenica. Un’altra spiegazione sarebbe quella di logorare il partito di Marine Le Pen mandandolo al potere: gli elettori francesi si ricrederebbero prima delle elezioni presidenziali francesi del 2027 permettendo la riconferma del Presidente. In entrambi i casi gli investitori verrebbero in qualche modo “arruolati”, nell’ipotesi che il Rassemblement National apra una fase conflittuale con l’Europa e i mercati per esempio, ma non solo, sui piani di rientro del deficit. Un Paese senza una base politica stabile e con problemi di deficit e debito è destinato a scendere nella lista delle preferenze dei mercati. Nel caso francese poi uno scenario da “guerra civile” è destinato a essere assunto un po’ più letteralmente rispetto a tanti altri Paesi. Fino al 2019, prima del Covid, la Francia è balzata agli onori della cronaca per molti mesi per il movimento dei gilet gialli e le loro proteste. Ancora qualche mese fa si temeva che gli agricoltori potessero imporre un blocco intorno alla città di Parigi contro le politiche agricole dell’Ue.
La questione dei debiti pubblici dopo le politiche post-Covid e in uno scenario strutturalmente più inflativo di quello degli ultimi trent’anni è probabilmente il tema più sensibile per gli investitori. La questione coinvolge anche il debito pubblico americano. Lo scenario geopolitico ed energetico, soprattutto per l’Europa, è molto più complicato dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. La crisi dei debiti sovrani europei è arrivata dopo il fallimento di Lehman Brothers, ma allora il mondo e i commerci erano molto meno complicati di adesso. Evocare una fase di instabilità, sia per la vittoria di Marine Le Pen o, magari, della sinistra di Jean-Luc Mélenchon, è molto più rischioso rispetto al 2012.
Il Rassemblement National potrebbe rivelarsi meno ostico per i mercati e l’Europa esattamente co’ è accaduto dopo la vittoria di Fratelli d’Italia da questa parte delle Alpi. In caso però di “guerra civile” questi conti saltano; sono i “conti” rassicuranti fatti per gli investitori dalle principali pubblicazioni finanziarie internazionali dopo le elezioni europee in cui si evidenziava che Giorgia Meloni non si era rivelata poi particolarmente rivoluzionaria su tanti temi sensibili incluso quello del deficit.
Un po’ di spread potrebbe mettere sui binari giusti gli elettori francesi. Questa potrebbe essere la scommessa di Macron in un quadro politico e finanziario molto delicato.
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