NON CI SONO ALTERNATIVE AL TRIS DI NOMINE PPE-PSE-RENEW NELLA PROSSIMA COMMISSIONE UE. GLI SCENARI
Ad oggi non esistono nomine “alternative” allo schema indirizzato dai tre partiti in maggioranza nell’ultima Legislatura europea: ciò significa che al Consiglio Ue del 27-28 giugno 2024 i nomi che verranno proposti da PPE, S&D e Renew a tutti i leader europei non usciranno oltre la terna Ursula Von der Leyen-Commissione Ue; Antonio Costa-Consiglio Ue; Kaja Kallas-Alto Rappresentante Politica Estera Ue.
Così riporta in queste ore di fitte trattative verso le nomine della prossima Unione Europea la rivista “Politico” citando le fonti dirette dei negoziatori Ue: l’accordo messo a punto da Sanchez e Scholz per i socialisti, Mitsotakis e Tusk per il PPE e Rutte-Macron per i liberali vede la consegna di un mandato bis ad Ursula Von der Leyen, in cambio di un rifiuto netto del dialogo con i Conservatori di Meloni e in generale con le altre forze del Centrodestra europeo, nonostante i risultati delle Elezioni Europee dicano l’esatto opposto in termini di intenzioni di voto espresse. Il Partito Popolare resta alla finestra in quanto non tutto il board è unito nell’approvare lo schema Ursula e potrebbe con i primi voti sulla nuova Commissione Europea far pervenire qualche bel grattacapo con i cosiddetti “franchi tiratori”: i popolari chiedono la staffetta al Consiglio Ue dopo il regno di Michel, ma Von der Leyen pare essere decisa al via libera sull’ex Premier socialista portoghese Antonio Costa, così come sulla liberale estone Kallas, quasi sicura della nomina nella politica estera (come Roberta Metsola, PPE, riconfermata al Parlamento Ue).
MELONI “ATTENDE” LA FRANCIA PER UN INDEBOLIMENTO MACRON-SOCIALISTI
Quindi tutto risolto in vista del Consiglio Europeo di fine settimana? Nient’affatto, le trattative sulla Commissione Ue e sul resto delle nomine post-Europee è solo all’inizio e non tutti gli “attori” protagonisti del grande puzzle continentale premono per una conclusione rapida delle consultazioni. Se infatti Von der Leyen con Macron e Scholz puntano ad un accordo “lampo” per blindare la maggioranza e superare il calo importante di S&D e soprattutto Renew alle Europee, l’Italia di Giorgia Meloni ha tutto il vantaggio per prolungare le trattative e arrivare ad esempio dopo il 7 luglio, quando il ballottaggio delle Elezioni Legislative in Francia darà un responso importante sull’entità della sconfitta ormai imminente per il partito di Emmanuel Macron.
Lo scenario di un Renew indebolito ulteriormente (non solo nei numeri visto il sorpasso di ECR come terzo partito più rappresentato in Parlamento Europeo) assieme al gradimento sempre più in caduta anche per il cancelliere socialista tedesco rendono i due principali “sponsor” di Von der Leyen tutt’altro che al riparo. E così i “franchi tiratori” nell’Eurocamera potrebbero sguazzare, indirizzando le nomine della prossima Commissione Ue: anche per questo motivo, fa sapere la “Frankfurter Allgemeine Zeitung” da Berlino, i negoziatori del PPE a breve avranno un colloquio con Giorgia Meloni per capire quali strategie poter adottare (si parla ovviamente di nomine di peso per qualche commissario italiano, ndr) per acquisire i 24 voti FdI nell’Europarlamento in vista delle votazioni per le nomine. «Quello delle nomine non è l’unico tema rilevante dell’agenda del consiglio europeo. Per noi è molto importante che dal vertice esca un messaggio chiaro su temi per noi cruciali come la competitività dell’economia europea, la difesa, la migrazione e l’Agenda strategica dell’Ue per i prossimi cinque anni», così ha spiegato oggi il Ministro per il PNRR Raffaele Fitto a margine del Consiglio Affari Generali Ue.
«No assegni in bianco»: infine da segnalare il monito-minaccia lanciato dal gruppo dei socialisti in Ue nel giorno in cui è stata rieletta capogruppo la spagnola Iratxe Garcia Perez. Secondo S&D, lo schema Von der Leyen è appoggiato dall’intero board socialista ma «aspetteranno fino a giovedì per vedere se il Consiglio ratificherà questo accordo. Per noi è importante insistere sul fatto che lo sosteniamo, ma sottolineiamo che questo accordo non è un assegno in bianco, negozieremo sulle nostre priorità». Insomma, l’accordo c’è ma è tutt’altro che blindato su tutti e tre i fronti presenti: Popolari, Socialisti e pure Liberali, impegnati a capire come evitare la disfatta di Macron e Attal alle Elezioni anticipate di Francia.