L’10 luglio 2024 sarà una giornata importante per i coniugi Rosa Bazzi e Olindo Romano, ritenuti (in tutti e tre i gradi di giudizio) colpevoli della strage di Erba e protagonisti quel giorno dell’attesa udienza per la revisione del processo: la cronaca risale al 2006 e nel violentissimo omicidio persero la vita quattro persone, dalla 30enne Raffaella Castagna, fino a suo figlio di 2 anni Youssef, a sua madre Paola Galli e alla vicina di casa Valeria Cherubini. I coniugi da anni si battono per ottenere la revisione del processo – continuando a dirsi innocenti per la strage di Erba – e a loro favore si è speso il sostituto procuratore di Milano Cuno Tarfusser che dopo una lunga battaglia è riuscito a farsi ascoltare dalla corte d’appello di Brescia.
Senza dilungarci troppo nella (purtroppo ben nota) cronaca di quell’10 dicembre 2006, tra queste righe ci soffermeremo sull’eventuale revisione del processo, che sarà decisa del giudice bresciano solamente il prossimo 10 luglio: se il tribunale desse ragione ai coniugi tutte e tre le sentenze sulla strage di Erba sarebbero messe in discussione e si potrebbe arrivare alla loro scarcerazione e all’apertura di una nuova indagine; ma se la sorte fosse avversa, allora Rosa e Olindo perderebbero l’ultimissima occasione per dimostrare la loro innocenza e – in questo caso – continuerebbero a scontare i loro ergastoli.
Quali sono gli elementi a supporto della revisione del processo della strage di Erba: il sangue, Mario Frigerio e la confessione
Ma su cosa si basa la richiesta di revisione di Tarfusser per la strage di Erba? Per rispondere dobbiamo fare un passo indietro per ricostruire le tre prove principali presentate dall’accusa: da una lato il riconoscimento di Rosa e Olindo da parte dell’unico sopravvissuto (gravemente ferito) Mario Frigerio; dall’altro la confessione – ritrattata un paio di giorni dopo – dei coniugi e nel mezzo una macchia di sangue della Castagna rivenuta sul battitacco dell’auto dei Romano. Nella richiesta di revisione Tarfusser ha messo in discussione tutti e tre questi elementi, facendo potenzialmente (ma, lo ripetiamo, solo il tribunale di Brescia potrà deciderlo) cadere tutto l’impianto accusatorio per la strage di Erba.
Partendo dall’ultimo dei tre elementi, secondo la difesa di Rosa e Olindo quella macchia di sangue non è mai stata prelevata dalla loro auto e lo dimostrerebbe una foto scattata dagli inquirenti in cui non c’è nessuna traccia ematica e neppure il cartellino identificativo che si usa per classificare le prove. Secondariamente la confessione sulla strage di Erba – sempre secondo la difesa – sarebbe stata velatamente estorta, promettendo ad Olindo uno sconto di pena per lui e la scarcerazione della moglie; così come si contesta il fatto che il racconto dei due sia incongruente e senza nessun dettaglio sulle modalità di uccisione della Castagna (colpita con una spranga e 25 coltellate).
Infine – e questo è il dettaglio più importante – la revisione sarebbe necessaria perché il ricordo di Mario Frigerio sulla strage di Erba non è autentico: in un primo momento l’uomo avrebbe parlato con gli inquirenti di un uomo “alto con la pelle olivastra” e solo dopo che il luogotenente Luciano Gallorini nominò Olindo, confermò il suo nome. Per la difesa si tratta di un falso ricordo, motivato da da una “amnesia anterograda” e da un “deficit cognitivo” causato dall’inalazione del fumo, dallo choc di vedere sua moglie (Valeria Cherubini) morite e dalla ferita.