Già domenica sera, prima ancora dei risultati definitivi, i mercati hanno reagito alla chiusura dei seggi francesi comprando euro e facendo scendere il rendimento del decennale di Parigi. Nel corso della giornata di ieri parte di questi guadagni sono rientrati, ma la lettura di questi movimenti è rimasta pressoché invariata: il risultato elettorale, soprattutto in caso di accordo tra la sinistra di “Nouveau Front Populaire” ed “Ensemble” di Macron, non è la vittoria di Marine Le Pen e di Jordan Bardella che si temeva dopo le europee. Questa lettura rischia però di non essere centrata.
I mercati, infatti, hanno cominciato a muoversi prima ancora della chiusura dei seggi quando i dati sull’affluenza sono stati resi pubblici. Più alta è l’affluenza, più scende il numero di collegi decisi al primo turno e più sale quello in cui ci saranno candidati multipli al secondo turno. Gli investitori, dopo due settimane di spread francese in salita e di euro in discesa, hanno “tirato i remi in barca”, in attesa del secondo turno di domenica, con un movimento contrario a quello partito dopo le elezioni europee. La reazione dei mercati di ieri non è altro che la presa d’atto che tutti i giochi sono ancora aperti e che l’esito sarà noto solo tra una settimana. Tenere aperte opzioni e scommesse, nel frattempo, in uno scenario così volatile è costoso.
L’incertezza non viene meno e non verrà meno ancora per molte settimane. Se settimana prossima dovesse prevalere il Rassemblement National di Le Pen e Bardella agli investitori occorrerebbe tempo per capire quale sia la vera politica economica del partito a prescindere dalla campagna elettorale. A valle delle elezioni europee i principali media finanziari hanno osservato che Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni non è stato, alla fine, una forza di rottura per i mercati e l’Europa e che questo potrebbe essere vero anche per Marine Le Pen; bisognerebbe però aspettare di vedere il nuovo Esecutivo in azione per avere qualche evidenza. Il secondo interrogativo è quale possa essere il livello di conflittualità, anche in termini di ordine pubblico, dentro la società francese in caso di vittoria della “destra”. Il terzo è sulla tenuta della presidenza Macron in caso di successo di RN.
Anche il caso opposto lascerebbe gli investitori nell’incertezza. Non si può supporre che il nuovo Governo, eletto con l’apporto decisivo della sinistra, sia come quello uscente anche in termini di richieste di deficit e politica fiscale. Macron è stato “l’uomo del rigore” per i mercati, ma la politica fiscale del Governo francese potrebbe cambiare anche avendo scongiurato la vittoria del Rassemblement National. Il contributo della sinistra è decisivo e si suppone che ci siano concessioni.
Dopo il primo turno tutte le opzioni rimangono sul tavolo e la Francia, con il suo debito e i suoi “deficit gemelli”, rimane un osservato speciale per mercati e investitori.
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