La famiglia Mottola nel caso Mollicone come i Ciontoli in quello Vannini: a fare il parallelismo è il procuratore generale Deborah Landolfi durante la requisitoria del processo d’appello per l’omicidio della ragazza di Arce, uccisa 23 anni fa quando aveva 18 anni. Il paragone era stato fatto già in primo grado per fare chiarezza sui ruoli e le responsabilità degli imputati. Quindi, per l’accusa Franco Mottola e la moglie Anna Maria, esattamente come Antonio Ciontoli nella vicenda del ragazzo ucciso da un colpo di pistola a Ladispoli, erano tenuti a garantire e proteggere la ragazza, ma è stata lasciata morire. Infatti, dopo che il figlio Marco sbatté il capo della giovane contro una porta della caserma, in base a quanto ricostruito dagli inquirenti, decisero di non prestarle alcun soccorso, di fatto lasciandola morire.
Ad avere le responsabilità più gravi è l’ex maresciallo dei carabinieri, perché avrebbe progettato lui il piano per “salvare” il figlio e la sua carriera, sia imbavagliando il corpo di Serena Mollicone quando era ancora viva, sia occultandone il cadavere in un bosco, ma anche tramite diversi depistaggi, circostanza confermata dal fatto che il processo è ancora in corso ma l’omicidio si è verificato 23 anni fa.
OMICIDIO SERENA MOLLICONE, IL PARALLELO COL CASO VANNINI E LE RICHIESTE DI CONDANNA
Il pg ricorda che Marco Vannini era a casa della fidanzata quando venne ferito con un colpo di pistola sparato dal suocero, poi fu lasciato morire; allo stesso modo, la vita di Serena Mollicone è stata messa in pericolo da Marco Mottola in un posto dove solo lui e la famiglia avevano accesso e l’obbligo di intervenire, quindi erano tenuti a prestarle soccorso, anziché nascondere cos’era successo per evitare le conseguenze, invece – aggiunge l’accusa – hanno deciso di soffocare la ragazza di Arce e di ucciderla, facendone sparire il corpo.
Se per Franco Mottola era stata chiesta una condanna a trent’anni in primo grado, in appello invece sono stati chiesti 24 anni senza l’aggravante dell’obbligo di intervenire in quanto carabiniere, in quanto responsabile del delitto di Serena Mollicone; invece, per la moglie Anna Maria e il figlio Marco sono stati chiesti 22 anni, una condanna un po’ più alta del minimo edittale, a causa della gravità della situazione e per la mancanza di collaborazione e ammissione delle loro responsabilità. Invece, la richiesta di assoluzione riguarda i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale: il primo, accusato di favoreggiamento, per prescrizione; l’altro, accusato di concorso in omicidio, per insufficienza di prove. La sentenza d’appello è prevista il 12 luglio.