Sulla questione IMU i dubbi e le perplessità – specialmente per gli enti locali – sono sempre più frequenti. Uno degli errori più diffusi riguarda l’accertamento reiterato. E la vera domanda da porgersi è: cos’è legittimo e cosa no?
A chiarire i dubbi e a fornire una risposta completa è la Corte di Cassazione con una sentenza avvenuta contro la Commissione Tributaria Regionale del Veneto. Vediamo infatti quando è lecito inviare nello stesso periodo d’imposta uno o più accertamenti.
Accertamento IMU reiterato: cosa dice l’ultima sentenza
Qualsiasi documento si mandi dovrebbe essere motivato e giustificato. La sentenza sull’accertamento IMU ha visto da una parte una società per azioni e dall’altra la Commissione Tributaria Regionale del Veneto (sotto accusa per aver inviato più volte delle comunicazioni sul tributo patrimoniale).
La società per azioni si è appellata all’articolo 1, comma 161 della Legge 296 del 2006 specificando che cosa non contenevano quegli avvisi, ovvero:
Alcuna previsione da cui si possa desumere una deroga al principio generale della unicità e globalità degli avvisi di accertamento.
L’azienda aveva ricevuto delle notifiche per degli accertamenti risalenti al periodo che va dal 2010 al 2014. Al loro interno non erano presenti i dettagli fondamentali per poter risalire al motivo di questi invii costanti e ripetuti nel tempo.
La Corte di Cassazione afferma che gli enti locali hanno il diritto di inviare più volte gli accertamenti IMU soltanto se contengono dettagli diversi nel tempo e che potrebbero cambiare le sorti. In poche parole devono esserci delle aggiunzioni che la prima volta mancavano.
Se il contribuente italiano riconosce che l’accertamento non ha valore legale questo decade e l’ente locale non potrà inviarne un altro.