In Francia dopo il primo turno alle elezioni politiche fanno la desistenza e si rafforza il Fronte Popolare. Da una parte vengono ritirati coloro che nei vari collegi sono arrivati terzi per concentrare i voti a favore del candidato che può farcela a sconfiggere il partito di Le Pen e Bardella, dall’altra la nuova versione del Fronte Popolare mette insieme tutti i partiti di sinistra, come La France Insoumise di Mélenchon, il Partito Socialista, il Partito Comunista, Les Écologistes e Place Publique di Gluksmann. 127 candidati del Fronte si sono fatti da parte per far convergere i voti su Ensamble citoyens, il gruppo di centro guidato dal Presidente Macron, mentre si è verificato il ritiro di 81 centristi, passati al primo turno, per favorire l’elezione degli uomini della sinistra. Il nuovo schieramento è definito Fronte repubblicano, per contrastare la destra lepeniana, giudicata impresentabile dai media francesi e dall’establishment che comanda a Parigi.
Sullo sfondo di questa complicata situazione francese, che lascia incerti i sondaggisti, ci sono le manovre politiche al Parlamento europeo, dove si sta giocando la partita dell’elezione della presidenza della Commissione europea. Nei giorni scorsi si è costituito il raggruppamento dei Patrioti per l’Europa, una nuova versione del gruppo di Visegrád, a cui l’8 luglio aderiranno gli ungheresi di Orbán, i populisti dell’ex premier ceco Andrej Babiš e gli identitari austriaci di Herbert Kickl, lasciando fuori i Conservatori europei guidati da Giorgia Meloni. Il risultato francese non è un fatto secondario, perché se il Rassemblement National ottenesse la maggioranza per formare un Governo potrebbe concretizzarsi un reale riavvicinamento tra Bardella (più che Le Pen) e la stessa Meloni, per giocare una partita europea a tutto campo e soprattutto per ridimensionare il ruolo “imperiale” di Emanuel Macron.
Le differenze tra i gruppi della destra europea sono numerose, ma il distinguo principale è il posizionamento nei confronti della Russia. È noto che Orbán e compagnia sono filoputiniani, così come lo è in Francia Marine Le Pen, mentre Meloni e Fratelli d’Italia sono nettamente atlantisti, schierati a sostegno dell’Ucraina e sovranisti quanto basta per sostenere il patriottismo nazionale. Il problema se mai è Salvini, che se davvero dovesse aderire, come palesano alcuni quotidiani italiani, al gruppo di Orbán, lascerebbe più isolata Meloni e questo fattore sarebbe considerato a Roma un atteggiamento ostile, con conseguenze non proprio positive sulla stabilità della maggioranza.
E la sinistra italiana? Non appena nasce in Francia il Nuovo Fronte Popolare, dalla parte del Pd di Elly Schlein sembrano rianimarsi, non di vita propria, ma per imitazione. Ed eccoli tutti insieme su un palco a Bologna, raccolti dalla vitale (si fa per dire) Associazione partigiani, come se in Italia, per vincere le elezioni, alla sinistra toccasse sempre rifarsi alla resistenza. Tutti insieme appassionatamente per un nuovo campo largo contro il nuovo fascismo, un campo che sa di unità, coerenza, passione politica, ma che in realtà è la solita ammucchiata a sinistra (dai tempi della gloriosa macchina da guerra di Occhetto) per sconfiggere quella che loro definiscono l’orribile destra.
Ed eccoli Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e sinistra, Riccardo Magi di +Europa, Maurizio Acerbo di Rifondazione, Elly Schlein (Pd) e Antonio Conte (5 Stelle) a lottare per la Costituzione e l’antifascismo. Ma davvero in Italia siamo messi così male, sull’orlo del precipizio? Pare che su quel palco a Bologna i leader politici della sinistra italiana abbiano confuso la nazionale di calcio con la situazione politica nazionale. La prima sì sull’orlo del baratro, mentre il Bel Paese non sembra sprofondare ed è ben lontano dalle posizioni di Le Pen e da Orbán. Fratelli d’Italia e la Meloni infatti non sono quegli estremisti che ci vogliono far credere, tengono la barra dritta in economia, in politica estera siamo a pieno titolo nell’asse atlantico e contro il neoimperialismo russo, l’approccio sull’immigrazione è addirittura più moderato che ai tempi di Conte e Salvini.
Forse qualche problemino potrebbe venire dal suprematismo della destra americana, dall’elezione di Trump, che costringerebbe il Governo italiano a qualche piroetta di valzer per ritrovare un assetto più conservatore.
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