L’Italia è il paese del Segreto di Stato, sfruttato per centinaia (migliaia?) di casi eccellenti ed eclatanti, spesso senza una reale motivazione o una spiegazione e quasi sempre senza neppure l’opposizione della Corte Costituzionale: questo il ragionamento al centro dell’ultimo libro scritto da Felice Casson – ex pubblico ministero, ma anche deputato dal 2006 al 2008 ed ex presidente del Copasir – e pubblicato in questi giorni in allegato al Corriere della Sera, con il titolo (sicuramente evocativo) di “Il Segreto di Stato“. Proprio sulle pagine del Corriere di oggi è stata pubblicata una breve anticipazione del testo di Felice Casson, che parte dal ricordare che in uno dei casi più singolari della storia repubblicana il segreto fu posto anche sui rifiuti tossici sotterrati dalla Camorra; così come vennero coperte anche le confessioni di Carmine Schiavone che avrebbero potuto aiutare ad intervenire rapidamente su quei territori martoriati e avvelenati.
“Messi in fila tutti i fatti – spiega l’autore – emerge che hanno messo il Segreto di Stato su tutto, tutto, tutto. Anche quando non c’era bisogno”, quasi come se fosse una “prassi” consolidata, aiutando a nascondere le carte di crimini inaccettabili – perfino terroristici – per preservare “l’interesse dello Stato“. Il tutto – spiega Felice Casson – nonostante una legge che impedisce di apporre “il Segreto di Stato [su] fatti eversivi dell’ordine costituzionale” e – non da meno – le numerose condanne da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo; inascoltate, per non dire ignorate.
Il Segreto di Stato e la scia di morti: cosa ha scoperto Felice Casson
Ma quali sono tutti quei casi che sono stati – forse indebitamente – coperti dal Segreto di Stato? La risposta arriva ovviamente dal libro di Felice Casson che (spiega il Corriere) parte dall’importante Piano Solo; ovvero il cosiddetto ‘progetto golpe’ di cui parlò in più occasioni Sergio Mattarella e che includeva più “di 157mila fascicoli” su “politici, sindacalisti, magistrati, giornalisti, industriali, religiosi” e che – ovviamente – venne coperto da “una serie di omissis sulle relazioni finali delle indagini”, senza tener conto dei dossier che sono spariti nel nulla; delle cimici installate dalla Cia al Quirinale e nelle Biblioteche papali. Ma il fatto singolare – spiega sempre Felice Casson – è che proprio dietro al muro ideologico del “Segreto di Stato” si nascose anche l’allora presidente del consiglio Rumor che rifiutò di consegnare l’elenco dei sospettati poi (misteriosamente?) sparito “nel nulla, a causa del ‘disordine degli archivi‘”.
E ad aggravare un quadro che ha già non poche lacune c’è anche tutta una serie – lunghissima – di morti (per così dire) ‘misteriose’: è il caso di quel Renzo Rocca morto suicida nel suo ufficio, “ripulito – spiega ancora Felice Casson – accuratamente da uomini dei servizi segreti prima dell’intervento del magistrato”; oppure di Carlo Ciglieri “custode del rapporto Manes completo dei 72 omissis” coperti da Segreto di Stato che morì in un misterioso incidente stradale facendo perdere tutti i documenti; ma anche dello stesso Giorgio Manes che morì alla Camera “dopo aver bevuto un caffè”, senza che nessuno disponesse un’autopsia. Insomma: da un lato il Segreto di Stato, dall’altro una fitta serie di morti misteriose stranamente vicine a chi quel segreto avrebbe potuto violarlo; e nel mezzo un elenco sterminato di segreti che – probabilmente – non verranno mai resi pubblici.