Per la prima volta Massimo Bossetti parla davanti a una telecamera dell’omicidio di Yara Gambirasio, per il quale è stato condannato all’ergastolo: c’è anche lui nella docuserie di cinque puntate che andrà in onda su Netflix dal 16 luglio. Al momento è disponibile il trailer ufficiale, che si apre con l’immagine della ragazzina, scomparsa e poi ritrovata cadavere, e si chiude con quella dell’uomo da dieci anni in carcere per il delitto. Il titolo della docuserie è “Il Caso Yara. Oltre ogni ragionevole dubbio” ed è firmata da Gianluca Neri, lo stesso autore di Sanpa.
Per quanto riguarda il contenuto, sarà una ricostruzione critica dell’omicidio di Yara Gambirasio e dell’iter giudiziario di Massimo Bossetti, che si è concluso con la condanna definitiva per il muratore di Mapello, il quale però non ha mai confessato e continua a battersi per la sua innocenza. La novità è rappresentata proprio dalla sua presenza, perché non ha mai reso interviste dal carcere, stavolta però ha deciso di parlare, insieme alla moglie Marita Comi che, in base a quanto si evince dal trailer, racconta la soddisfazione quando apprese la notizia dell’arresto dell’assassino di Yara Gambirasio, senza sapere che in manette era finito suo marito.
SU NETFLIX DOCUSERIE SU OMICIDIO DI YARA GAMBIRASIO
Nella b su Netflix ci sarà spazio anche per una domanda che Massimo Bossetti rilancia da tempo, anche tramite il suo avvocato Claudio Salvagni: riguarda il motivo per il quale non ha potuto ripetere il test del Dna. I giudici hanno stabilito nei vari gradi di giudizio che non fosse necessario, ritenendo valido il materiale biologico estratto dagli indumenti di Yara Gambirasio e le analisi successive sempre del Ris per l’individuazione del profilo genetico di Ignoto 1, risultato corrispondente a quello di Bossetti. Ma la difesa ribadisce che così sia stata negata al muratore la garanzia di un giusto processo.
D’altra parte, fu identificato tramite la scoperta che era figlio illegittimo di un autista di pullman che aveva avuto una relazione extraconiugale con la madre, dato emerso anche dal test privato effettuato dalla famiglia dopo l’arresto. Il settimanale Oggi, che ha visionato in anteprima la serie, anticipa che c’è un’analisi dettagliata delle indagini e delle prove, con le lacune e gli errori emersi, ma il cuore resta l’intervista a Massimo Bossetti realizzata da Carlo Gabardini. «Era da tanto tempo che aspettavo questo momento. Confermo la mia innocenza e la confermerò fino alla fine», ha dichiarato ai suoi microfoni.
“VOLEVANO COSTRINGERMI A CONFESSARE”
Massimo Bossetti appare provato, si commuove parlando della famiglia e della condanna, rivela anche che gli inquirenti avrebbero provato a costringerlo a confessare. Riferisce di un comandante che gli avrebbe consegnato una penna e un foglio bianco e gli avrebbe detto: «Dobbiamo arrivare a un compromesso. Lei capisce cosa voglio dire? Vuole vedere la sua famiglia o vuole stare qui in questo buco? La smetta, reagisca e metta giù quello che le dico. Io, Bossetti Massimo mi trovavo lì…». Non mancano accuse alla pm Letizia Ruggeri: «Sa di avermi distrutto la vita».
Massimo Bossetti muove delle critiche anche ai genitori di Yara Gambirasio per la loro assenza in aula: «Quello che mi ha subito stupito è stato non vedere in aula i Gambirasio. Se fosse scomparsa una delle mie figlie non avrei perso un’udienza». Alla fine, Carlo Gabardini ne esce con più dubbi, ma anche maggiori elementi per convivere con essi: «Quello che ho capito scrivendo questa docuserie è che bisogna collaborare con l’incertezza», afferma al settimanale.