Omar aveva preso 60 alla maturità, ce l’aveva fatta. Dopo il disastroso compito di matematica si era ritrovato con 46 punti: 32 di ammissione, 11 per la prova italiano, 3 per quella di matematica. Avrebbe firmato per avere 60, ma ora aveva due sentimenti che si scontravano, uno di gioia per essere finalmente maturato, l’altro di insoddisfazione perché gli sembrava di aver preso troppo poco anche rispetto allo studio che aveva dedicato alla preparazione dell’esame.
Così Omar, appena saputo dell’esito, aveva chiamato Luigi, un insegnante in pensione che lo aveva aiutato in italiano da quando era arrivato in Italia sei anni fa conoscendo la lingua in modo molto approssimativo.
Luigi al telefono aveva esultato quando Omar gli aveva comunicato la promozione, ma il ragazzo aveva risposto con frasi mozzate. Luigi aveva capito e gli aveva detto che lo avrebbe raggiunto. Mezz’ora dopo si erano trovati su una panchina del parco e Omar aveva espresso all’insegnante la sua delusione in modo molto netto.
“Due ‘a’ senza ‘h’ in italiano – aveva detto il ragazzo – sono errori, lo so, ma perché darmi l’insufficienza? E un compito di matematica così difficile, non è proprio giusto. All’orale ho saputo tutto, i collegamenti li ho fatti e li hanno apprezzati, darmi due punti in più che cosa costava alla commissione?”. Così Omar aveva denunciato l’ingiustizia di cui si sentiva vittima.
Luigi non era entrato nel merito di valutazioni che avrebbero spostato il voto di maturità di qualche punto.
“Ti ricordi quando sei stato bocciato in terza?” gli aveva chiesto spostando l’attenzione a quel momento di difficoltà.
“Sì, certo che ricordo” aveva subito replicato il ragazzo, “tutti volevano che cambiassi scuola, solo tu e i tuoi amici avete creduto in me. Io ho ripetuto l’anno perché voi avete creduto in me!”
“E che tu abbia fatto terza e quarta senza debiti e oggi abbia superato l’esame di maturità non lo ritieni una cosa positiva?” aveva chiesto Luigi. E siccome Omar non rispondeva aveva aggiunto: “Per me è bellissimo che tu sia maturo con 60. Capisci? Sei maturo! e questo è più importante di tutte le critiche che si possono fare a questo esame.”
Luigi si rendeva conto di non riuscire a sfondare nel cuore di Omar, vi era una resistenza molto forte in lui.
“Io so – aveva concluso – che tu vali di più di un numero e avrai il tempo per dimostrarlo. 60 non sei tu, ma l’esito delle prove che hai affrontato. In quel 60 vi è tanto che tu puoi dimostrare, se poi lo guardi da quel momento così difficile che hai avuto in terza, non è una grande cosa che sei stato promosso? E non ti sembra importante aver tagliato questo traguardo? Sei in Italia da sei anni!”
Omar aveva mantenuto un filo di tristezza, ma sentiva che Luigi ancora una volta aveva fiducia in lui. Questo era importante, la forza di andare avanti, di fare il test per entrare in università era da quella fiducia che scaturiva, non certo da un 60, neanche se arrotondato a 62!
“Va bene, proverò a guardare il voto dal tuo punto di vista. Non so se riesco, ma ci proverò!” aveva concluso Omar.
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