È sempre tempo di conti in ordine per le finanze pubbliche italiane, ma è necessario porre attenzione a non fare un unico fascio di “austerità” nell’Azienda-Paese. Al contrario: la crescita dell’economia italiana è ancora bassa – come in tutta l’Eurozona – e bisogna fare il possibile perché ogni euro di consumo e d’investimento compatibile con i bilanci delle famiglie e delle imprese vada a stimolare la ripresa. Per questo il ruolo del sistema bancario è strategico e il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha scelto l’assemblea annuale dell’Abi per un punto della situazione: con voce non dissonante da quella del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, per il quale non è in vista una manovra 2025 “lacrime e sangue”.
Nel frattempo Panetta ha tenuto il punto di uno specifico realismo: lo stesso che lo sta rendendo instancabile “colomba” nel Consiglio direttivo della Bce, a favore di un taglio accelerato dei tassi sull’euro per agevolare una crescita più robusta di quella corrente (solo +0,3% del secondo trimestre 2024, meno dell’1% atteso nell’anno pieno). È stato quindi del tutto coerente il suo richiamo deciso alle banche nazionali perché tengano aperti i cordoni del credito fino ai livelli giudicati praticabili dai parametri di rischio. E si è rivolto a gruppi creditizi che anche nel 2024 sono attesi a bilanci più che soddisfacenti – per il terzo esercizio consecutivo – anche grazie alla forbice dei tassi aperta dalle banche centrali in funzione antinflazionistica.
“La solidità delle banche rappresenta oggi un elemento di forza del nostro sistema produttivo”, ha rimarcato il Governatore. Lo è allorché, “di riflesso alla restrizione monetaria, in Italia la dinamica del credito si è fortemente indebolita. La consistenza dei prestiti alle imprese ha registrato una decisa contrazione, che solo ora si sta attenuando. I finanziamenti alle famiglie hanno anch’essi rallentato bruscamente, fino a ristagnare nell’ultimo anno. I tassi di interesse sui nuovi prestiti sono considerevolmente aumentati”.
L’irrobustimento delle imprese, la solida posizione finanziaria delle famiglie e la forza delle banche – dall’osservatorio di via Nazionale – “consentono di guardare avanti con fiducia, ma non devono indurre a un eccessivo ottimismo. Il protrarsi della debolezza del credito inciderebbe su un contesto che come in altri Paesi è esposto a vulnerabilità, nel quale sarebbe difficile immaginare interventi pubblici come quelli eccezionalmente generosi varati dopo la pandemia”. In un tale con contesto, “le banche dovranno contemperare l’esigenza di contenere i rischi con quella di sostenere l’economia reale. Il credito dovrà continuare a fluire ai prenditori capaci di onorare i propri impegni”.
Il realismo di Panetta rimane comunque ottimista, anche se non manca il warning di fondo, appreso da tutti fin dallo scoppio della pandemia e poi della crisi geopolitica: “Da qui in avanti la disinflazione potrà essere completata adeguando gradualmente il livello dei tassi ufficiali al calo dell’inflazione effettiva e attesa, se gli sviluppi macroeconomici confermeranno l’attuale quadro previsivo. Ma dovremo essere pronti a rispondere con rapidità a nuovi shock che potrebbero allontanarci, verso l’alto o verso il basso, da quella traiettoria”.
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