Un villaggio che educa nel cuore di una periferia

Alla periferia di Milano opera una scuola che si implica anche nei progetti per costruire una rete di collaborazione con le realtà del territorio

Per educare ci vuole un villaggio, ha detto papa Francesco. Ci sono luoghi che dimostrano come questa frase non sia uno slogan ad effetto, ma la descrizione di una realtà virtuosa che addirittura può crescere e prosperare nella periferia di una grande città. E diventa il cuore pulsante di tutto il quartiere, abbraccia e unisce abitanti delle più diverse etnie e classi sociali.

“Per poter sperare bisogna avere ricevuto una grande grazia”</i, >e ci vuole un luogo dove questa grazia possa prendere forma, un luogo che la renda presente, un luogo che ci ricordi costantemente che la grazia che ha cambiato la mia vita cambia, allo stesso modo, la vita del mondo.

È questa la consapevolezza con cui lavoro e con cui con altri costruisco la scuola della Fondazione Andrea Mandelli Antonio Rodari, che sono chiamata a dirigere. Operiamo nella zona 9 di Milano, che comprende, tra gli altri, i quartieri di Dergano, Affori, Comasina e Niguarda.

La nostra specificità è quella di essere una scuola paritaria che comprende tre ordini scolastici, infanzia, primaria e secondaria di primo grado, e che ospita più di 700 alunni.

La nostra è una realtà che vive e perdura nel tempo, da più di 30 anni, nata per volontà di un gruppo di famiglie e intitolata a due grandi amici: Antonio Rodari, un medico, e Andrea Mandelli, un ragazzo di 19 anni, morti prematuramente e accomunati da un’esperienza di vita cristiana totalizzante e generativa. È questo un luogo di costruzione e cambiamento e per farlo si assume il compito gravoso e prioritario di educare e far crescere persone libere, cioè capaci di conoscere la realtà e il suo significato, di riconoscere e affermare lo scopo della propria vita e di operare e costruire nel mondo con intraprendenza, fiducia e speranza. Sappiamo che attraverso la strada paziente dello studio e della conoscenza, attraverso il confronto serrato tra la realtà che si conosce e la propria esperienza si cresce come persone, capaci e aperte.

Così, quando incontro i genitori che iscrivono un figlio da noi, ho la pretesa di promettere loro che faremo crescere in lui conoscenze, competenze, abilità, ma soprattutto accompagneremo con forza nel lavoro quotidiano il suo desiderio di compimento e di infinito, accompagneremo il desiderio e il cammino verso il destino di ogni bambino e ragazzo che ci verrà affidato, lo aiuteremo cioè a crescere in umanità.

All’interno delle vicissitudini, della cultura e del tempo in cui viviamo, questa è la cosa più rivoluzionaria e capace di cambiare la storia che ci possa essere. Infatti, in un mondo che riduce ciascuno di noi alla funzione che svolge, c’è, ci può essere un luogo, ci possono essere luoghi capaci di affermare che ciascuno ha un destino eterno, che una volta che un uomo nasce alla vita, nasce per sempre e non morirà più. Anche la scuola può essere il luogo dove riaccade la speranza, quando in quel luogo riaccade il significato del vivere.

Lo vedo accadere ogni giorno proprio laddove la mia scuola è situata: Dergano, un quartiere della periferia di Milano. È questo un territorio che vede una coabitazione articolata di molte e diverse realtà. Ci vivono italiani, arabi, cinesi, sudamericani e a questa varietà di culture e di stili di vita si accompagna un tessuto sociale vivacissimo. Sono presenti, infatti, cooperative, associazioni, enti del terzo settore, con orientamenti culturali assai diversificati e, in linea teorica, inconciliabili tra di loro. Come scuola siamo costantemente in contatto e lavoriamo nella costituzione, anche formale, di una rete di collaborazione proprio con questa realtà così composita, anche perché fisicamente la scuola è, insieme alla parrocchia di San Nicola, al centro del quartiere ed è visivamente un punto di riferimento nel territorio.

La Fondazione Mandelli Rodari è, infatti, tra i partner del progetto “Tracce-Percorsi collettivi per una comunità educante”, proposto nell’ambito del bando “Comunità Educanti 2020” finanziato dall’Impresa Sociale “Con i Bambini”. Il partenariato del progetto coinvolge numerose realtà attive sul territorio con servizi assistenziali, educativi e culturali: istituzioni scolastiche pubbliche e paritarie , il Comune di Milano, enti di terzo settore tra i quali Fondazione Aquilone onlus, capofila del progetto, e mondo dell’associazionismo. La cosa che mi stupisce in questa collaborazione è incontrare un’umanità vivacissima e sempre in movimento, mai paga, che però risulta a tratti poco capace di darsi ragioni convincenti nell’affermare la positività della realtà, pur nelle sue contraddizioni. Incontriamo, cioè, persone grandiose dal punto di vista della generosità, del coinvolgimento e dello slancio umano, che hanno spesso una fragilità e un’esilità di orizzonte che contrasta con l’ampiezza di prospettiva e la positività di esperienza che vivendo, e senza merito, ci troviamo addosso.

Per questo motivo la cosa che mi piace proporre a noi adulti che viviamo nella scuola, ai nostri bambini e ragazzi, ai nostri genitori è l’apertura di orizzonte che nasce dalla vita che facciamo. Sono convinta che sia ricco, importante, prezioso per noi e i nostri ragazzi incontrare tutta la realtà e la varia umanità con la quale veniamo in contatto e poter ricordare a noi stessi e a tutti, anche in maniera a volte un po’ ingenua e frammentaria, ma vera, che una speranza c’è, che un motivo per implicarsi e costruire c’è, perché la vita di ciascuno ha un destino infinito. Possiamo dirlo e condividerlo in virtù della grande grazia che abbiamo ricevuto: il Destino, infinito ed eterno, fattosi compagno di strada, lo viviamo, in un luogo, come esperienza.

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