“Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo, do uomini al tuo posto e nazioni in cambio della tua vita”.
Ho scritto queste parole di Isaia (43,4) a una diciottenne appena maturata al liceo classico, con un voto di qualche punto inferiore alle aspettative, per le solite questioni: commissari che affermano il loro ego anziché il candidato, commenti alle versioni valutati più delle traduzioni, qualche preferenza malcelata.
Negli stessi giorni anche io ho “fatto” per l’ennesima volta la mia maturità, quest’anno da presidente. L’anno scorso ho incontrato un presidente molto bravo: la sua unica attenzione era ai ragazzi, al valorizzare il loro percorso e ad ascoltare. Ricordo anche la sua leggerezza nel compilare – alla perfezione! – verbali e controverbali. Ci richiamava l’articolo 36 della Costituzione: la retribuzione è proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro. Come dire: non affannatevi troppo! Ma fate tutto per bene. E così è stato.
Ho quindi deciso di presentare la domanda da presidente, ovviamente accolta, stante la scarsità di persone disposte ad assumersi responsabilità; nel mio breve servizio ho avuto qualche problema, pochi per la verità, ma dall’USR una preside competente, gentile e mai presuntuosa, mi ha sempre trovato soluzioni.
Mentre cercavo in ogni modo di essere giusta, chiedendo l’aiuto dei commissari interni, e il supporto delle ordinanze e dei documenti, sentivo ingiustizie da ogni parte. Il caso clamoroso del Liceo Foscarini di Venezia, un tema della figlia di una amica penalizzato perché “schierato”, presidenti che chiedono solo di tenere le distanze e di finire in fretta.
Sono intervenuta solo una volta negli orali a cui assistevo e che avevo compito di valutare, per ricordare quello che diceva don Carlo Gnocchi: “fare il bene fa bene”.
Quindi: si combatte l’ingiustizia solo praticando la giustizia. Come il mio presidente dell’anno scorso, come la preside dell’USR di quest’anno, come tanti insegnanti e non solo. Senza clamore ma con grande passione. Si combatte l’ingiustizia sapendo anche che la giustizia non è di questo mondo.
Auguro a tutti i nostri ragazzi, maturati soprattutto, di incontrare uno sguardo giusto ma soprattutto uno sguardo umano, che sappia anche chiedere scusa per le ingiustizie; e auguro a loro di saper perdonare con leggerezza.
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