Il mondo delle università italiane si prepara ad accogliere una serie di importantissime novità grazie al decreto firmato – proprio nella giornata di oggi, 15 luglio 2024 – dalla ministra Anna Maria Bernini: le novità sul tavolo sono parecchie, a partire (ed è forse la più importante, ma come sempre la vedremo nel dettaglio tra un attimo) da un sistema valutativo della qualità dell’apprendimento sul modello del già diffuso – e qualcuno direbbe odiato – test Invalsi; arrivando fino al non trascurabile benessere degli studenti. Complessivamente, per il decreto il ministero delle università ha intenzione di stanziare quasi 2,5 miliardi di euro che copriranno l’interezza dei progetti proposti con target che sono già stati fissati e che verranno introdotti progressivamente a partire dal prossimo anno accademico.
Il testo – come vi abbiamo già anticipato – andrà a coprire diversi ambiti del mondo universitario e vicino ad articoli dedicati alla didattica vera e propria se ne trovano altri che puntano i riflettori sulla ricerca; sul già citato benessere degli studenti (che si accompagna anche alla riduzione delle disuguaglianze, ad ogni livello), sull’internazionalizzazione delle università italiane e – come ultimo tra gli obiettivi del decreto – sulla valorizzazione di docenti, ricercatori e personale di vario tipo.
Tutte le novità del decreto università: dai test Invalsi alla digitalizzazione, i punti più importanti
Insomma: il punto sicuramente più interessante del nuovo decreto università firmato dalla ministra Bernini è l’introduzione del sistema di valutazione della qualità dell’apprendimento e del quale non sappiamo ancora i dettagli specifici. Per ora sappiamo solamente che dovrebbe seguire a grandi linee il test Invalsi e che sarà lanciato già a partire dall’anno 2024/25: in un primo momento arriverà solo in alcune università selezionate, ma il decreto sarà poi via via introdotto – fermo restando le eventuali modifiche – in tutti gli atenei solamente tra due anni.
Un altro articolo mira – poi – ad una sempre positiva riduzione dei costi, incentivando le unioni tra atenei minori e maggiori e scoraggiando l’apertura di nuovi corsi e sedi: così facendo gli studenti potranno pagare meno tasse e si evita il rischio di avere decine e decine di corsi simili tra loro, di fatto potenziando l’offerta didattica. Un’altra (consistente) parte del decreto cerca di rendere le nostre università più digitali e innovative, favorendo l’utilizzo delle tecnologie e dando un maggiore peso al parere degli studenti sulla qualità di insegnamenti e docenti; mentre nell’ultima parte – quella dedicata al benessere – si citano misure per rendere gli atenei più a misura degli studenti.