L’ultimo ring, il nuovo avvincente romanzo di Corrado Bagnoli (Ares, 2024), ha come nucleo fondamentale la vicenda narrata anni prima in Fuori i secondi, un poema pubblicato nel 2005 da La Vita Felice e poi rieditato in occasione della trasposizione teatrale prodotta nel 2016 da Teatro pedonale. Protagonista è Augusto, una giovane promessa del pugilato italiano degli anni Cinquanta che, dopo avere incontrato Maria, lascerà il ring per costruirsi una famiglia, diventando padre di tre figli.
Rispetto a Fuori i secondi, ne L’ultimo ring vi è una parte più ampia dedicata alla vicenda dei figli Enrico, Viola e Marco, nonché l’aggiunta di alcuni personaggi storicamente esistiti, le cui vite si sono intrecciate con quelle di alcuni familiari di Augusto, come la mamma di don Gnocchi ed Eugenio Corti, allora giovane professore già avviato alla carriera di promettente scrittore. La vicenda prende avvio nella Brianza degli anni 50 (fra Giussano, Carate Brianza, Casatenovo e Besana Brianza), durante gli anni duri e difficili della ripartenza, fatti di fatica e lavori umili, di corse in motocicletta e serate trascorse al cinematografo, e arriva fino ai giorni nostri, con le varie vicissitudini dei figli che, proprio grazie al duro lavoro dei genitori, si sono riscattati, hanno potuto studiare e farsi una posizione. Tanto basta per poter fare del romanzo una lettura anche in chiave sociologica.
L’opera prende forma in una narrazione epica che, pur adeguandosi ad uno stile moderno e vivace, mantiene costrutti poetici e lo stesso ritmo percussivo del poema. Non viene meno neppure l’effetto cinematografico che, già ravvisato al tempo di Fuori i secondi, aveva rimandato ad alcuni film d’autore legati al mondo del pugilato come Lassù qualcuno mi ama, Toro scatenato, Rocco e i suoi fratelli, facilitando la trasposizione teatrale curata e interpretata sulla scena da Adriana Bagnoli, figlia dell’autore, nonché nipote di quel Cesarino Bagnoli da Carate Brianza che si nasconde dietro le gesta di Augusto. Fatti e personaggi reali si mescolano con vicende e personaggi di pura finzione in un intreccio ben costruito dal narratore che, pur raccontando i fatti in terza persona, non rinuncia a far capolino qua e là nelle pagine, esprimendo il suo punto di vista nelle parti in corsivo per anticipare i fatti, per fornire spiegazioni di tipo narratologico, o per divenire protagonista raccontandoci l’emozione provata nell’assistere, quando era bambino, alla sua prima partita di calcio dell’Inter del mago Herrera nello stadio di San Siro.
Il libro è suddiviso in quattro sezioni che portano in esergo alcune frasi di Muhammad Alì – ovvero Cassius Clay che, dopo la conversione all’islam, mutò il proprio nome e si dedicò a grandi battaglie per i diritti degli afroamericani – e scandiscono vari momenti della vita del protagonista.
Nella prima parte assistiamo al racconto dell’infanzia di Augusto, segnata dalla Seconda guerra mondiale e dalla povertà, vissuta in una famiglia numerosa e con un padre lontano e poco presente affettivamente. Le vicende dell’infanzia si alternano con quelle del protagonista che cresce determinato nella scelta di qualificarsi come pugile professionista ed è segnata da vicende tragiche, come la morte del padre e il suicidio dell’amico Eugenio.
Nella seconda parte – o ripresa, come viene nominato il round di un incontro di pugilato – egli incontra Maria, una giovane operaia di cui si innamora e che è determinato a sposare. Maria, vincendo le proprie paure, si unisce al sogno di Augusto e condivide il suo progetto di rilevare una bottega, lo aiuta a smussare i lati duri del suo carattere e a parare i duri colpi della vita. Augusto ha bisogno di lei e del suo sostegno come dell’aria che respira. Sa bene che per non soccombere e non perdere la speranza occorrono determinazione e una volontà di vincere ancora più forti che tra le corde di un ring. “In questo quadrato di mondo il gioco è sempre stato più semplice. Qui le regole sono chiare. I confini sono segnati. Ci sali soltanto quando sei pronto e ti sei preparato e lo sai cosa ti aspetta. Sai che puoi vincere o perdere. Ma non ci sono magie. I colpi bassi e i segreti sono vietati. Non nella vita che ha una legge diversa. […] Nella vita non c’ è un arbitro che ti divide dagli avversari, che ti separa dalle difficoltà che ti arrivano incontro. Non c’ è un gong a farti tirare il fiato per un minuto, nell’attesa che arrivi un’altra ripresa di colpi e dolore”.
La terza ripresa comincia con il matrimonio e la nascita dei figli e vede i coniugi protagonisti di cambiamenti lavorativi, di nuove perdite e sconfitte, di nuove ripartenze, sempre in balia di un destino che si annuncia nel romanzo talvolta tragicamente con i rumori del tram e del rombo della motocicletta, talvolta in modo più positivo attraverso il rumore degli zoccoli di Maria e delle sue compagne, tutti egualmente incomprensibili all’orecchio del protagonista.
Con la frase di Muhammad Alì “Dentro un ring o fuori non c’è niente di male a cadere. È sbagliato rimanere a terra” ha inizio la Quarta ripresa, la più impegnativa ora che i coniugi non sono più giovani e le forze sembrano venire meno, così come la passione che li ha uniti. Anche se all’apparenza sembrano essere aumentate le distanze, in realtà l’amore di Augusto e Maria è più forte di prima perché ora è tutto più grande. “Quando si cresce, l’amore non va via. L’amore cresce. Come i figli, con i figli”. Figli che bisogna crescere e poi lasciar andare, che bisogna soccorrere quando intraprendono una strada sbagliata, come Marco, il più problematico, che per fortuna si ravvede, ma che ancora alcuni anni dopo fa un investimento avventato, mettendo a rischio la casa di famiglia. È così che Augusto si trova al suo Ultimo ring, ma grazie alla sua positività, che gli viene da una fede che ha assorbito in maniera osmotica e che diviene un modus vivendi e operandi, non si abbatte, è pronto all’estremo sacrificio, “adesso che ha le braccia larghe, che sembra il Cristo del cimitero che il Ciccio aveva fatto cadere”. Per fortuna questa volta il destino non è avverso e la casa, simbolo dell’unità familiare e di quei valori in cui lui e la moglie hanno sempre creduto, è salva. Augusto fa parte di quegli umili che in virtù dei loro gesti più che delle loro parole possono divenire exempla per gli altri.
Tutto il romanzo è disseminato di gesti di compassione (quando muore il fratello in un incidente automobilistico egli è subito disponibile a prendersi cura dei figli), di carità (quando entra un barbone nel suo negozio gli lava i piedi e lo rifocilla), di sguardi benevoli rivolti anche ai propri avversari, perché Augusto ha capito che la vita non può solo essere un pretendere “un posto buono per lui, un prendere”, ma deve anche essere “un dare, un custodire e un restituire”. È forse questo il segreto che Augusto porta con sé?
Il romanzo si conclude poeticamente con il narratore che guarda la rosa che dopo tanti anni continua a fiorire dietro il cancello della loro casa, simbolo dell’amore che ancora palpita nello sguardo che si rivolgono i suoi genitori, e non può fare a meno di interrogarsi sul suo misterioso accadere. In ogni pagina di questo romanzo di formazione che celebra l’epica del quotidiano, emerge “un modo di sentire la vita, una visione concreta del mondo che ha in sé la percezione di un’intima sacralità della vita stessa”, come aveva già individuato Gabriela Fantato a proposito del poema Fuori i secondi.
Augusto e Maria incarnano in ogni gesto, in ogni paura, esitazione e desiderio ciò che sta alla radice di ciascuno noi: la speranza che la vita abbia un senso, che sia attraversata da una forza misteriosa che diviene capacità di impegno e anche di attesa. L’ultimo ring di Corrado Bagnoli ci riguarda e ci chiama all’ascolto perché, come ogni grande libro, ci fa conoscere di più il mondo, ci fa conoscere meglio noi stessi.
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