Quanto vale la libertà della persona?

La crisi del 2008 ha palesato i limiti del modello neoliberista e il tentativo di una sua riaffermazione nel corso degli ultimi anni ne ha rimarcato i problemi

Dopo anni di preparazione e formazione, negli anni 70-80 del secolo scorso la rivoluzione neoliberista raggiunge il suo apice. Il primato della società e della politica, che aveva iniziato a deteriorarsi con l’affermarsi dell’utilitarismo e del Darwinismo sociale, lascia il posto alla logica della totale autoregolamentazione del mercato. Si tratta della logica ritenuta più adeguata a guidare il processo di globalizzazione, in quanto espressione di efficienza e razionalità.

Il liberismo globalizzato si afferma come modello economico dominante anche in seguito al tramonto del paradigma socialista dell’Est europeo. Con esso, salta anche la concezione della società divisa in classi e si afferma la figura dell’agente rappresentativo come punto fondante della società e del suo sviluppo. L’homo oeconomicus, o agente razionale, è colui che orienta le sue scelte al fine di massimizzare, attraverso le possibilità che il mercato gli offre, il suo profitto e la sua utilità. Niente deve ostacolare l’individuo al raggiungimento del suo interesse, perché questa è la via maestra per massimizzare anche l’interesse collettivo.

In un periodo di forte espansione economica come la seconda metà del XX secolo, ricco di possibilità di crescita e di successo, il modello neoliberista ha mostrato elementi positivi. Lasciare spazio alla libera iniziativa del singolo individuo ha permesso che gli ampi spazi che la crescita economica stava spalancando e mettendo a disposizione dell’umanità emergessero nella loro piena potenzialità. Questo processo ha senza dubbio consentito un miglioramento generale delle condizioni di vita dell’intera società. Tuttavia, in un’economia mondiale che non prospera più come prima, in cui gli esseri umani crescono di numero e le risorse non aumentano ai tassi del passato, abbiamo iniziato a chiederci se tale modello fosse ancora il più adeguato.

Diversi autori e scuole di pensiero hanno rilevato con insistenza alcune vistose contraddizioni dello sviluppo in essere e la sua incapacità a valorizzare alcuni aspetti fondamentali della persona umana. Una prima dimensione che il liberismo ha atrofizzato è quella del capitale sociale, ossia “quell’insieme di relazioni di fiducia, di affidabilità, di rispetto delle regole, indispensabili ad ogni convivenza civile” (Benedetto XVI). La seconda dimensione è la libertà dell’individuo, spesso ridotta al laissez-faire, al non porre alcun ostacolo all’azione dell’agente razionale o al “perseguire il nostro bene a nostro modo, purché non cerchiamo di privare gli altri del loro” (John Stuart Mill). Abbiamo iniziato ad accorgerci che l’esaltazione della libertà come assenza di legami e interferenze, paradossalmente, rendeva le persone meno libere.

Il valore di questa dimensione della persona era stato già rilevato da alcuni grandi economisti del recente passato come von Hayek (1899-1992) e John Maynard Keynes (1883-1946), spesso in disaccordo su molte altre questioni. Il primo sosteneva che “Se esistessero uomini onniscienti, se potessimo sapere non solo tutto quanto tocca la soddisfazione dei nostri desideri di adesso, ma pure i bisogni e le aspirazioni future, resterebbe poco da dire in favore della libertà”. Sulla stessa linea, il secondo affermava che “I sistemi moderni di Stato autoritario sembrano risolvere il problema della disoccupazione a scapito dell’efficienza e della libertà. Ma può essere possibile, mediante una corretta analisi del problema, guarire la malattia pur conservando l’efficienza e la libertà”. Più recentemente, Amartya Sen (Premio Nobel per l’economia nel 1998) ha sostenuto che “Una piena considerazione della libertà individuale deve andare al di là delle capacità riferite alla vita privata, e deve prestare attenzione ad altri obiettivi della persona, quali certi fini sociali non direttamente collegati con la vita dell’individuo. Aumentare le capacità umane deve costituire una parte importante della promozione della libertà individuale.”

La Grande Crisi economico-finanziaria esplosa nel 2008 ha palesato i limiti del modello neoliberista, e il tentativo di una sua riaffermazione nel corso degli ultimi anni ne ha rimarcato i problemi. Le crescenti disuguaglianze, tassi di disoccupazione preoccupanti, la distruzione di risorse naturali ritenute illimitate e la perdita di centralità dell’economia reale sono alcuni dei fenomeni che hanno portato a interrogarci seriamente sul vero valore della libertà della persona e, di conseguenza, sull’opportunità di ripensare un nuovo paradigma economico.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI

Ti potrebbe interessare anche

Ultime notizie

Ben Tornato!

Accedi al tuo account

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o indirizzo email per reimpostare la password.