Terremoto L’Aquila, proseguono i processi civili per stabilire le responsabilità sui morti a causa dei crolli. La Corte d’Appello il 15 luglio ha respinto il ricorso dei familiari di 7 studenti che avevano perso la vita la notte del 6 aprile 2009 di fatto scagionando la Commissione Grandi Rischi e colpevolizzando le stesse vittime a causa di un comportamento definito dai giudici “Condotta incauta“. La sentenza ha quindi stabilito che le famiglie dei ragazzi morti nel sisma non hanno diritto ad alcun risarcimento e dovranno pagare le spese legali e processuali per un totale di quasi 14mila euro.
Questo conferma anche la pronuncia precedente di primo grado, nella quale era già stato stabilito che non c’erano state colpe da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Protezione Civile per non aver opportunamente avvertito circa i rischi derivati dall’instabilità degli edifici in seguito alle forti scosse. Nonostante le rassicurazioni che arrivarono da Bertolaso e dagli scienziati dell’Ingv in seguito allo sciame sismico e gli inviti a restare all’interno delle abitazioni senza uscire di casa dopo il terremoto, queste non possono essere considerate come cause di responsabilità civile. Per la Corte infatti la colpa è degli studenti per non aver lasciato i loro alloggi.
Terremoto L’Aquila, Corte colpevolizza 7 studenti morti: “Hanno scelto di non abbandonare l’edificio”
Le famiglie dei 7 studenti morti nel crollo di alcuni edifici dopo il terremoto a L’Aquila nel 2009, saranno costrette a sostenere le spese legali e non avranno diritto al risarcimento perchè secondo quanto stabilito dalla sentenza della Corte di Appello, le vittime sono colpevoli di “Incauta condotta”. Secondo i giudici, i ragazzi, decidendo di restare nei loro appartamenti anche durante lo sciame sismico, si sono assunti la responsabilità pur conoscendo i pericoli. Questa sentenza arriva a conferma della precedente che scagiona quindi le istituzioni per la responsabilità civile, nonostante fossero state proprio le personalità autorevoli come scienziati sismologi e funzionari della Commissione a fare appelli alla popolazione rassicurandola e dicendo di non abbandonare gli alloggi.
Il ricorso dei familiari che presentava proprio queste affermazioni come “nesso causale” dei decessi causati dai crolli è stato quindi respinto. Secondo quanto stabilito, gli studenti avrebbero sottovalutato i rischi e scelto autonomamente ed incautamente di non uscire. Come annunciato quindi, la battaglia legale arriverà in Cassazione.