Questa sera la trasmissione Le Iene con il suo speciale Inside si addentrerà in quella singolarmente complessa organizzazione di Cosa Nostra puntando i riflettori – tra gli altri – sull’enigmatica figura di Giovanni Aiello, detto “Faccia di mostro” per via di una profonda cicatrice che gli ha sfigurato il volto: una figura – appunto – enigmatica perché nel corso dei tanti processi contro la mafia siciliana è stato più volte tirate in mezzo da questo o da quell’altro pentito; accusato in ognuna di queste occasioni di aver partecipato alla maggior parte (se non addirittura a tutte) le più famose e terribili stragi mafiose.
Tutte accusa di cui lo stesso Faccia di mostro – forse prevedibilmente – si è detto completamente estraneo e che non hanno mai trovato una corrispondenza giudiziaria: inizialmente si parlava di assenza di prove concrete; mentre poi le accuse contro Giovanni Aiello sono state completamente archiviate dopo la sua morte, pochi mesi dopo l’ultima – forse decisiva – accusa, mossa da Vincenzo Agostino, il padre dell’agente Antonino passato alla storia per la sua lotta contro la mafia e per la lunghissima barba che gli contornava il viso.
Partendo da quel poco che sappiamo per certo sull’enigmatico Faccia di mostro, possiamo dire che Giovanni Aiello è nato nel 1946, arruolandosi in polizia all’età di 21 anni: inizialmente prestò servizio in Sardegna e – proprio qui – si procurò la famosa cicatrice in uno scontro a fuoco contro la famiglia Messina; mentre negli anni successivi fu trasferito prima a Cosenza e poi anche a Palermo, con un congedo arrivato nel 1977, dopo soli 13 anni di servizio.
Chi era Giovanni Aiello: dalla polizia alla (presunta) carriera mafiosa tra le file di Cosa Nostra
Già a partire dal 2009 sono iniziati i primi dubbi sulla figura di Giovanni Aiello, riconosciuto dai collaboratori di giustizia Vito Lo Forte e Francesco Marullo che per primi gli hanno dato il nome di Faccia di mostro: secondo loro aveva preso parte al fallito attentato dell’Addaura, ma anche alla strage in via D’Amelio, all’omicidio di Cassarà e all’esecuzione del già citato Agostino; ma dopo aver militato per diverso tempo nel registro degli indagati nel 2012 la sua posizione fu archiviata perché non si trovò alcuna conferma al racconto dei due pentiti.
Lo stesso anno il pentito Lo Giudice definì Faccia di mostro il collegamento tra Cosa Nostra, la ‘Ndrangheta e i servizi segreti, accusandolo di altri tre attentati (via dei Georgofili a Firenze, Via Fauro e l’Olimpico di Roma); salvo poi ritrattare il nome di Giovanni Aiello. Da lì anche Consolato Villani, Giuseppe Di Giacomo, Vito e Giovanna Galatolo raccontarono di incontri tra i loro boss mafiosi e l’individuo chiamato negli ambienti “Faccia di mostro”, poi riconosciuto nell’Aiello grazie ad alcune fotografie; ma l’esito fu lo stesso: nulla di fatto, archiviazione e poco altro.
L’ultimo a puntare il dito contro Giovanni Aiello fu il già citato Vincenzo Agostino che in aula nel 2016 lo riconobbe – a suo dire senza ombra di dubbio – in quell’individuo “ben truccato” che da tempo si aggirava attorno all’abitazione di suo figlio e della moglie Ida, ma in questo caso non si fece neppure in tempo ad aprire l’inchiesta prima del decesso di Faccia di mostro: era il 2017, lui aveva 71 anni e le autopsie hanno concordato sulle ‘cause naturali’; un infarto, parrebbe.