Solitamente sono le singole federazioni sportive a decidere l’età minima e il limite massimo entro cui è possibile partecipare alle olimpiadi. Esiste però anche un’età media in cui pare che si raggiungano le migliori prestazioni. Un’analisi in questo senso è stata condotta di recente da un team di ricercatori dell’Università di Waterloo (Belgio), che ha fissato questa età, per quanto riguarda l’atletica leggera, a 27 anni. Raggiunto tale culmine le prestazioni sembrerebbero diminuire progressivamente.
Come riporta Quotidiano Sanità, nella ricerca apparsa sul numero di luglio 2024 del Royal Statistical Society’s Significance Journal, l’atletica leggera comprende discipline come la corsa, il salto in alto e in lungo, il lancio del giavellotto e altre. In ognuna di queste discipline la modalità attraverso cui le prestazioni progrediscono viene definita ‘a campana’. In pratica viene raggiunto un picco per poi diminuire progressivamente. Questo andamento assume un’importanza peculiare se consideriamo che le olimpiadi si svolgono ogni 4 anni. Durante questo arco di tempo gli atleti si allenano per cercare di dare il meglio, consapevoli che arriverà un momento della loro carriera in cui dovranno fare i conti con la diminuzione delle loro prestazioni.
OLIMPIADI: IN CHE MODO È STATA CONDOTTA L’INDAGINE SULL’ETÀ D’ORO
L’analisi condotta dai ricercatori si è basata su sesso, nazionalità e tempi di allenamento in preparazione alle olimpiadi. Sulla base di questi elementi sono arrivati a concludere che “l’età media di picco per questi atleti è di 27 anni”, come ha spiegato David Awosoga, studente del master in scienza dei dati e l’autore principale della ricerca. “Dopo i 27 anni, c’è solo il 44% di probabilità che il picco di un atleta debba ancora avvenire, e questa percentuale diminuisce ogni anno successivo.” Questi elementi sembrerebbero valere sia per gli uomini che per le donne negli ultimi 3 decenni.
Questa analisi, come hanno spiegato gli stessi ricercatori, è da considerarsi teorica, capace di soggiacere a variabili che potrebbero riguardare la genetica piuttosto che una diversa modalità di allenamento. Tenere quindi conto dei dati elaborati si può prendere spunto per sovvertire la media e migliorare le proprie prestazioni.