Al giorno d’oggi, le macellerie con ristorante sono una tipologia di locale tutt’altro che infrequente in Italia. Ma com’era la situazione fino a qualche anno fa? Esistevano soltanto i cosiddetti fornelli, ossia le macellerie pugliesi con possibilità di farsi cucinare la carne sul fuoco, direttamente sotto i nostri occhi. Ma al Nord, questo genere di somministrazione era in pratica inesistente. Oggi, tutto cambiato: l’aperitivo in macelleria è diventato una faccenda abbastanza comune, almeno nelle grandi città. Ma chi sono stati i pionieri?
Sergio Motta, una quindicina d’anni fa, divenne conosciuto perché, assieme con suo padre, si disse che servisse con la sua carne la casa di un cittadino un po’ speciale: Silvio Berlusconi, ora non più tra noi. In realtà, tra gli estimatori c’erano anche Carlo Cracco e Gualtiero Marchesi buonanima. E si capisce il perché. Giuseppe e Sergio Motta, pur non essendo macellai da millanta generazioni, hanno messo a punto un mestiere rigoroso, fatto di viaggi continui tra Inzago (Milano), il paese della bottega, e il Piemonte, alla ricerca dei manzi più spettacolari. Ma questo a Sergio non bastava: nel 2010, eccolo investire i guadagni in un ristorante, nella vicina Bellinzago Lombardo (Milano), sullo stradone. Ma che fai, così ci rovini, gli diceva Giuseppe. E invece, no: successone. E meritato. A 14 anni di distanza, il ristorante di Sergio Motta è ancora lì. Sergio lo troverete più facilmente la sera, dopo che ha finito il lavoro in bottega. Altrimenti, c’è sempre sua moglie e l’amabile staff.
Le salette sono decorate con un gusto postmoderno, ma a spiccare è l’ingresso: una cattedrale di quarti di bue. È una cella di frollatura, quella che vedete. Sergio è stato tra i primi a valorizzare questa pratica, oggi fin troppo di moda ma all’epoca poco seguita. D’estate, si può mangiare sotto il portico della vecchia cascina.
Ma mangiare cosa? Motta, con l’ausilio del giovane chef Dario Macchi, fa una cucina odorosa di griglia, ma anche capace di inedite raffinatezze. E non si mangiano solo bistecche: ci sono anche i primi e gli antipasti.
Tra quest’ultimi non si rinuncia alla tartara piemontese ai tre sapori, ossia con sale, con salsa verde e con tuorlo d’uovo (22 euro). Se avete 20 minuti per aspettare, ecco il midollo alla brace con battuta di diaframma e salsa tartara (26 euro), mentre è adatta all’estate la corposa insalata di pomodori alla brace, maionese alla paprica, pistacchio e lardo (20 euro).
Per primo, difficilmente manca il risotto: per esempio, quello ai funghi, salsiccia di bue, salsa alle spezie e tartufo nero (20 euro). Molto ghiotta la calamarata di pasta con lardo, peperoni e gorgonzola (18 euro), mentre fanno il verso al lago gli spaghetti di Gragnano con pesto d’ortiche, missoltini, limone e guanciale (20 euro).
Ora però si arriva al dunque: la carne. Il capitolo della brace comprende il succulento costato (attenzione, non costata) di Piemontese (22 euro), la selezione di tagli pregiati (22 euro), la fiorentina (7,50 euro all’etto). Ma tra i piatti non strettamente di brace, c’è un capolavoro: il fritto reale d’interiora (cervella, filoni, rognone, fegato) con salsa all’agrodolce (22 euro). Un qualcosa che merita il viaggio.
Per concludere, tocca assaggiare (piacevole fatica) la pesca arrosto con biancomangiare e crumble (8 euro).
E da bere? Da sempre qui si presta grande attenzione al vino, soprattutto rosso: però anche le bollicine hanno il loro rilievo.
Il Pagellone del Ristonauta
(voti dall’1 al 10)
Ristorante Macelleria Motta
Strada Padana Superiore, 90
Bellinzago Lombardo (MI)
Chiuso la domenica
Antipasti: 8
Primi: 8
Secondi: 8,5
Dessert: 8
Vini: 8
Location: 9
Servizio: 8
Toilette: 9
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