La capacità di accedere a informazioni precise e aggiornate in tempo reale è divenuta una necessità imprescindibile, nel mondo attuale sempre più digitale e interconnesso nonché sempre più caratterizzato dalla diffusione pervasiva dell’IA generativa. In questo quadro generale, OpenAI potrebbe aver compiuto un decisivo passo in avanti con il lancio di SearchGPT, un tool innovativo che promette di trasformare il modo in cui si possono effettuare le ricerche online.
OpenAI SearchGPT è, difatti, un modello di linguaggio progettato per fornire risposte contestuali e pertinenti a domande degli utenti. A differenza dei tradizionali motori di ricerca, che si basano principalmente su algoritmi di indicizzazione e ranking, SearchGPT utilizza l’IA per comprendere il significato delle query e generare risposte più umane e conversazionali.
È fuor di dubbio che tale innovazione si pone come una diretta minaccia al predominio finora esercitato da Google. La società californiana ha dominato il mercato della ricerca on-line per oltre due decenni, grazie a un potente algoritmo di ricerca e a un vasto ecosistema di servizi. Tuttavia, con l’introduzione di SearchGPT, si delineano alcune sfide significative per essa le quali possono essere sintetizzate in almeno due aspetti: 1) gli utenti potrebbero preferire le risposte immediate e personalizzate di SearchGPT rispetto ai risultati di ricerca tradizionali, che richiedono più tempo per l’analisi e la selezione; 2) la crescente familiarità con chatbot conversazionali potrebbe portare gli utenti a richiedere un’interazione più intuitiva e diretta di quanto sinora possibile con la tradizionale interfaccia web di Google.
Se questi due aspetti si caratterizzano come indubbie tendenze attuali non è nondimeno così assodato che questo nuovo strumento riuscirà a scalzare l’attuale modello di ricerca on-line. Questo perché una ricerca basata sull’IA di tipo generativo, presenta alcune aree di debolezza che potrebbero limitare la sua efficacia e diffusione. A solo titolo esemplificativo, SearchGPT potrebbe avere difficoltà a comprendere il contesto complesso di alcune domande. In situazioni in cui le informazioni sono ambigue o richiedono una comprensione profonda di eventi specifici o di sfumature culturali, il modello potrebbe fornire risposte imprecise o fuorvianti (allucinazioni). Cosa già avvenuta, peraltro, nel video di presentazione in cui ha sbagliato delle date di un festival musicale (Appalachian Summer Festival), ma di ciò non si sono accorti né Sam Altman, Ceo di OpenAI, e neppure nessuno del suo team.
Un altro aspetto di cui tener conto è la qualità delle risposte fornite da SearchGPT la quale dipende dalle fonti di dati su cui è stato addestrato il modello. Se queste fonti contengono informazioni errate o obsolete, oppure bias algoritmici di tipo discriminatorio, il modello rischia di riprodurre tali errori. Questo è particolarmente preoccupante in contesti in cui l’accuratezza delle informazioni è davvero cruciale, come in ambito medico o legale.
Non è per nulla certo, dunque, che SearchGPT possa rivoluzionare il mercato della ricerca on-line fortemente detenuto da Google i cui stessi tentativi precedenti, di poter implementare l’IA nei propri risultati di ricerca, non hanno fornito finora gli esiti sperati. A meno di ulteriori innovazioni. Di conseguenza, nonostante le legittime ambizioni di OpenAI di migliorare l’esperienza di ricerca on-line, e di assestare un colpo decisivo a Google, già solo l’errore iniziale del video di lancio potrebbe compromettere la fiducia degli utenti e dei publisher nel nuovo strumento. Del resto, Google continua a offrire una vasta gamma di strumenti e metriche per ottimizzare il posizionamento sui suoi risultati di ricerca, un vantaggio competitivo per gli editori e i creatori di contenuti.
In conclusione, mentre SearchGPT rappresenta una sfida interessante, Google rimane al momento il motore di ricerca dominante, con una base di utenti e publisher difficile da scalfire nel breve periodo. SearchGPT dovrà dimostrare di poter costruire un ecosistema simile per attrarre publisher di alto livello e dovrà dimostrare vantaggi competitivi significativi per gli utenti finali in moda da riuscire a erodere quote di mercato a Google.
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