L’innalzamento dei limiti dell’elettromagnetismo per favorire la diffusione del 5G in Italia ha generato non poche polemiche, con gli esperti che si dividono sul tema delle possibili conseguenze per la salute. A esprimersi sull’argomento, in una intervista a Buongiorno Südtirol, è stato il biofisico Livio Giuliani, che è stato proprio uno degli esperti che in passato aveva proposto di consentire le emissioni elettromagnetiche soltanto fino a 6V/m (adesso si è passati a 15V/m, mentre nell’Ue la media è addirittura di 24V/m). L’esperto ha sottolineato che esistono pochi studi in materia, ma che quelli che sono stati condotti non hanno dato risultati tali da stare tranquilli.
È per questo motivo che Giuliani punta il dito contro il Governo, che sta forse sottovalutando la questione. “Al di là di ciò che pensa Adolfo Urso, la pericolosità dei campi elettromagnetici non si manifesta nel breve termine: forse il Ministro si aspetta che le persone cadano in terra come birilli, per riconoscere il rischio”, ha affermato. Il problema è che esperimenti specifici non possono essere condotti, mentre quelli a disposizione non sono stati ritenuti credibili. “L’aspetto interessante è che, secondo lo IARC, la classificazione del potenziale cancerogeno derivante dall’esposizione alle onde elettromagnetiche avrebbe potuto essere più severa se fossero stati svolti studi clinici sull’uomo o in vivo. Ovviamente i primi non si sarebbero mai potuti eseguire, per questioni etiche, mentre i secondi rivelarono risultati di estrema importanza”.
Gli esperimenti sull’elettromagnetismo e il rischio di tumori
Gli esperimenti sui topi hanno infatti spesso evidenziato il rischio cancerogeno di alti livelli di elettromagnetismo. Nel 2017 ciò fu analizzato per quel che riguardava le reti 2G e 3G dei cellulari “Vennero esposti ai campi elettromagnetici 4500 giovani ratti, i quali svilupparono un’elevata percentuale di tumori. In particolare, vi furono delle ‘chiare evidenze’ (clear evidence) di tumori cardiaci, di shwannomi e di ‘evidenze probabili’ (some evidence) di gliomi, glioblastomi e neurinomi craniali, sia del nervo trigemino che dell’acustico”. L’anno successivo lo studio venne ripetuto su altri 2450 ratti della stessa specie. “Gli animali, che subirono le onde di 50V/m in campo lontano per tutta la loro vita, svilupparono un maggior numero di tumori cardiaci”.
Ciò tuttavia non fu sufficiente a ribadire le restrizioni e la sensazione è che si andrà avanti su questa strada. “Il 5G è una tecnologia come le altre e, di per sé, non è più pericolosa del 4G. Il 5G è nato, in realtà, solo per vendere nuovi cellulari, le cui generazioni durano in media 7 o 8 anni. Non rappresenta di per sé un problema: lo sono l’elettromagnetismo in generale e l’innalzamento dei limiti. I tumori, come sostiene anche lo studio del ‘Ramazzini’ sul 2G (la tecnologia più pericolosa di tutte), originano da esposizioni intense e prolungate, addirittura per 10 anni. Gli effetti potranno essere analizzati solo dagli studi epidemiologici comparati, che tuttavia non si faranno mai o che verranno limitati, per via degli enormi interessi in gioco”, ha concluso il professore Livio Giuliani.