Cosa accade se un celebre regista e uomo di teatro si mette al lavoro con un gruppo di persone senza fissa dimora? Lo si scoprirà al prossimo Meeting, quando alla fine della mostra dedicata all’esperienza di Fondazione Progetto Arca, saremo davanti al video che propone la straordinaria performance che Marco Martinelli ha realizzato con quegli “attori” inaspettati.
Martinelli, fondatore del Teatro delle Albe, non è certo nuovo ad avventure di questo tipo: per esempio, ha guidato un gruppo di 120 ragazzi provenienti dai licei e gli istituti tecnici della provincia Vesuviana ad aprire niente di meno che la stagione del Teatro Grande di Pompei rappresentando la riscrittura di un’attualissima commedia di Aristofane, il “Pluto”, dove vien messo a tema la crudeltà della guerra e l’iniqua distribuzione delle ricchezze. Quello di Martinelli è teatro che riduce le distanze con la vita reale, e così è accaduto in occasione della performance realizzata con Progetto Arca, una grande organizzazione nata 30 anni fa, che si occupa di aiuto e accompagnamento ai più poveri, ispirata all’opera di Fratel Ettore Boschini.
Quando Martinelli ha conosciuto la realtà di Progetto Arca, è scattata subito l’idea: dar voce attraverso i versi di grandi poeti al percorso umano delle persone che vengono aiutate e accompagnate a costruirsi una vita nuova. Dar voce significa affidare i versi alle loro voci, ferite e desiderose di riscatto. Così guidati dal regista, un gruppo di ex senza fissa dimora insieme agli operatori, hanno fatto propri in un crescendo molto coinvolgente i versi di Matteo Boiardo, di Dante e di Vladimir Majakovskij. Non li hanno semplicemente “interpretati” perché li hanno sentiti sulla propria pelle, come se fossero stati scritti per loro.
Con Boiardo hanno espresso il loro dolore e anche sconcerto per aver avuto una fortuna così avversa; si sono riconosciuti fratelli di Dante nel desiderio di uscire dalla loro selva oscura. Infine con Majakovskij hanno alzato la testa per capire che ognuna di quelle stelle è per loro e indica un destino buono anche per la loro vita. «Se accendono le stelle/ vuol dire qualcuno ne ha bisogno? Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano?». Quelle stelle osservate e mute nelle tante notti passate all’addiaccio per le strade, ora parlano e fanno vibrare le loro voci con una convinzione senza “se” e senza “ma”. Merito di quella stupenda convergenza tra solidarietà e poesia che diventa espressione pubblica grazie al teatro. Così è accaduto con Martinelli e i suoi nuovi amici. Ne potremo essere tutti testimoni al prossimo Meeting, facendo l’esperienza di visitare la mostra che non a caso prende il titolo proprio da questo suo momento finale: “Per chi esistono le stelle?”.
Le stelle esistono per tutti, simbolo di un’aspirazione alla bellezza che chiede di farsi esperienza. Fin da quando si porta il primo aiuto si deve tendere a questo traguardo…
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