La risposta iraniana a Israele potrebbe arrivare più in là. Ma ci sarà. A questo punto è una certezza, dopo che ieri sera l’ayatollah Ali Khamenei ha ordinato una “dura ritorsione” contro Israele. È troppo grande lo smacco subito da Teheran per l’uccisione del capo di Hamas, Ismail Haniyeh, proprio nella capitale. L’Iran potrebbe dilatare i tempi dell’attacco, osserva Marco Bertolini, generale già comandante del COI e della Brigata Folgore in diversi teatri operativi dall’Afghanistan al Kosovo, assecondando le pressioni che arrivano da più parti per evitare l’escalation della guerra, ma non può lasciare che la sua credibilità non venga ristabilita.
Secondo il Guardian, potrebbe rispondere non con un attacco a Israele ma puntando sugli agenti autori dell’attentato. La conferma verrebbe dai lavori dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica: proprio lì, il ministro degli Esteri pachistano, Ishaq Dar, avrebbe esortato a non cadere nella trappola di Netanyahu, che invece vorrebbe allargare la guerra per ricompattarsi con l’Occidente, che in quel caso lo sosterrebbe, dimenticando la sua gestione della guerra a Gaza.
Le grandi potenze, però, non sembrano volere l’escalation, né gli USA (che hanno fatto capire agli iraniani che sono pronti a schierarsi con Israele per difenderlo), né la Russia, che tuttavia rifornirà di armi Iran e Siria, in previsione di una guerra che prima o poi potrebbe scoppiare comunque. Intanto Israele manderà una delegazione a nuove trattative su cessate il fuoco e ostaggi, e Sinwar, il nuovo capo di Hamas, secondo alcune fonti preme per una tregua prima dell’eventuale attacco iraniano. Ma il negoziato finora non ha mai trovato la strada giusta.
Il Guardian sostiene che l’Iran potrebbe evitare un attacco in grande stile contro Israele, limitandosi a un’azione contro gli agenti del Mossad che hanno organizzato l’uccisione di Haniyeh a Teheran. Questo per non cadere nella provocazione di Netanyahu che vuole la guerra. Gli ayatollah potrebbero fare una scelta del genere?
È un’ipotesi possibile. Ma una rappresaglia, una ritorsione a un’azione illegale, deve avere anche una valenza simbolica, che abbia un impatto sull’opinione pubblica. L’Iran è stato umiliato perché il capo di Hamas era ospite degli iraniani e perché pare che i colpevoli fossero anche all’interno delle strutture iraniane stesse, dei pasdaran. Se a questa umiliazione reagisce con l’eliminazione degli autori materiali, agli occhi dell’opinione pubblica l’Iran rischia di continuare ad apparire come il Paese che è stato colpito. Le pressioni degli americani possono riuscire a rimandare una reazione forte, ma se Teheran se la sente, non potrà esimersi dal mettere in atto qualcosa di grosso, un’azione sul territorio israeliano per ripristinare il suo onore.
Secondo la stampa riformista iraniana, se l’Iran non intervenisse potrebbe accreditarsi addirittura come il Paese che ha mantenuto la pace. Con l’attacco a Teheran Netanyahu voleva davvero alzare lo scontro e scatenare un conflitto con l’Iran?
Israele sta provocando l’Iran, lo ha fatto anche in Siria e Libano colpendo iraniani ed Hezbollah, sta cercando di allargare il conflitto di Gaza. Teheran deve cercare di non assecondarlo. Ma se non attaccasse in grande stile, l’Iran dimostrerebbe una pacatezza che però potrebbe essere scambiata facilmente per debolezza. Gli iraniani devono ripristinare la loro credibilità nell’area: qualsiasi cosa facciano deve avere una rilevanza pubblica. La strada principale resta un’azione contro Israele. USA e Russia, tuttavia, non vedono bene una soluzione di questo genere. Anche per Mosca rappresenterebbe una complicazione della situazione: vista la sua presenza in Siria, sarebbe coinvolta anche lì, ma ha la forza di sostenere un altro fronte oltre a quello ucraino? L’Iran per i russi è importante: li rifornisce di droni e li rassicura sul fronte sud.
L’incontro fra Shoigu, segretario del Consiglio nazionale di sicurezza russo, e il presidente iraniano Pezeshkian allora come va letto?
Credo sia vero che i russi diano armi agli iraniani. E questo ci porta anche a un’altra possibile lettura della situazione: per la Russia potrebbe essere vantaggioso aprire un fronte a Sud, perché gli americani sarebbero sicuramente coinvolti. E se si creasse un fronte comune Russia-Iran, rappresenterebbe un osso duro anche per loro. Penso, però, che in realtà né russi né americani abbiano interesse ad allargare il conflitto: in Medio Oriente non ci sono spazi di manovra negoziale, le posizioni sono così radicalizzate che nel momento in cui partisse una guerra “Israele contro tutti” non si troverebbe un modo per fermarla: sia gli uni che gli altri si sono giurati odio eterno, vogliono la mutua distruzione. Hamas ed Hezbollah non vogliono Israele e viceversa.
A volere la guerra, insomma, sono solo gli israeliani?
Secondo me sì. Stanno cercando di costringere gli USA a intervenire, e con loro l’Occidente e la NATO. Ricompatterebbe Israele con i suoi alleati. L’Occidente in questo caso si schiererebbe con loro per questioni culturali ed economiche: ci sono rapporti troppo stretti con l’industria e l’intelligence israeliana.
Alcuni analisti ritengono che prima dell’attacco dell’Iran arriverà quello di Hezbollah, per rispondere all’uccisione del loro numero due a Beirut. Si aprirà prima il fronte del Libano?
Hezbollah e il suo capo Nasrallah hanno sempre dato dimostrazione di prudenza politica. Non credo vogliano una guerra che comprometterebbe anche il Libano, dove Hezbollah è la forza egemone. Un’azione non coordinata con altre nel contesto di una guerra ampia credo che sia da escludere. Se ci fosse un conflitto di ampie dimensioni, si sa da che parte starebbe Hezbollah, ma da solo non può essere protagonista di un’azione risolutiva.
Gli altri Paesi della regione rimarrebbero fuori da questo conflitto?
La Giordania fa un po’ il pesce in barile, anche perché sul suo territorio ci sono basi americane. L’Egitto cerca di restarne fuori e di mediare. L’Arabia Saudita si è riavvicinata all’Iran, ma non ha interesse a mettersi in rotta di collisione con l’Occidente e Israele, oltre al fatto che è impegnata nello Yemen contro gli Houthi. Il Qatar è vicino ad Hamas e all’Iran, però anche lì ci sono basi americane importanti, non credo che sia in condizione di prendere posizione contro Israele, se non a livello politico. Diverso il discorso per quella parte di territorio che va dalla Siria all’Iraq al Libano, una mezzaluna in cui l’Iran ha una forte influenza. In Siria ce l’ha anche la Russia.
Qual è allora lo scenario più probabile della crisi Iran-Israele?
Penso che l’attacco potrebbe essere dilazionato. L’Iran per adesso si tratterrebbe, ma la reazione ci sarà, il fatto che tutti se l’aspettino la rende necessaria. Deve far capire anche ai Paesi dell’area che è in grado di proteggerli, di esercitare un’influenza importante. Credo che gli iraniani lavorino sull’ipotesi di un’azione militare in cui colpiscono Israele, anche se non me l’aspetto a stretto giro, per le pressioni cui è sottoposto dall’esterno. Mi aspetto invece che, insieme alla Siria, l’Iran venga rinforzato di armi dalla Russia in previsione di uno scontro che, temo, prima o poi ci sarà.
(Paolo Rossetti)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.