Disuguaglianze di mortalità si registrano da tempo a diversi livelli: tra sessi, tra territori, tra professioni; ma una delle iniquità che da qualche tempo viene presa in considerazione riguarda la condizione sociale e la differente mortalità che colpisce le varie classi. Ne abbiamo parlato anche da queste colonne, ma alcuni dati messi a disposizione da Istat permettono di approfondire l’argomento.
I dati dell’Istituto Nazionale di Statistica, come è costume in queste analisi, hanno considerato il livello di istruzione della popolazione del nostro Paese (4 classi: licenza elementare o meno, licenza media inferiore, diploma di scuola media superiore, laurea o titolo superiore) come indicatore di classe sociale e hanno calcolato in queste classi i tassi standardizzati per età della popolazione con più di 30 anni, sia per i deceduti del 2019 che per i deceduti del 2020.
Cosa dicono i dati? Considerando la mortalità totale del 2020 gli uomini con licenza elementare (o meno) hanno una mortalità del 51% più alta rispetto ai possessori di laurea, e lo stesso succede per le femmine, ma lo svantaggio arriva al 39%. Dipende forse dal virus Sars-CoV-2? Se guardiamo i dati pre-pandemici si nota che lo stesso tipo di disuguaglianze era già presente nel 2019, con i maschi della classe sociale più svantaggiata gravati di una mortalità del 45% superiore rispetto agli uomini con la laurea, e per le donne lo svantaggio arrivava al 33%, il che significa che la pandemia (almeno nel suo primo anno), al di là di avere aumentato la mortalità in ognuno dei quattro livelli di istruzione, non ha creato ex-novo una disuguaglianza tra le classi ma ha amplificato quella che già c’era. Si tratterà adesso di attendere i dati degli anni successivi (2021, 2022, …) per capire se si è trattato di un effetto strettamente legato al virus o invece di un peggioramento generale delle disuguaglianze di mortalità.
Passando ad analizzare specifiche patologie (tabella 1), per alcune di esse le disuguaglianze tra classi sono molto più accentuate (nei maschi: le malattie dell’apparato digerente, quelle dell’apparato respiratorio, quelle endocrine e metaboliche; nelle femmine: le malattie endocrine e metaboliche, quelle dell’apparato digerente e quelle infettive e parassitarie), per altre di meno (esempio: tumori e cause esterne – accidenti, avvelenamenti e traumatismi – tra le donne). Anche la mortalità per Covid-19 ha presentato significative disuguaglianze tra livelli di istruzione: +66% tra le donne con licenza elementare e +42% tra gli uomini (sempre rispetto ai soggetti con laurea).
Tabella 1. Tassi standardizzati di mortalità per sesso, titolo di studio e causa di morte, per 10.000 residenti – Italia, età 30 anni e più, anno 2020. Fonte: ISTAT.
Un altro risultato che merita di essere segnalato riguarda le differenze territoriali: sia nei maschi che nelle femmine le disuguaglianze nella mortalità totale sono più ampie nel nord-ovest (uomini +57%, donne +45%) rispetto alle altre macro aree del Paese, sempre mettendo a confronto le classi estreme di scolarizzazione.
Tabella 2. Tassi standardizzati di mortalità totale per area, sesso e titolo di studio, per 10.000 residenti – Italia, età 30 anni e più, anno 2020. Fonte: ISTAT.
La tabella 3 approfondisce le disuguaglianze di mortalità tra i livelli di istruzione attraverso un’analisi per Regione, proposta esemplificativamente per le due patologie (malattie dell’apparato digerente nei maschi; malattie endocrine e metaboliche nelle femmine) che a livello nazionale hanno mostrato le maggiori disuguaglianze sociali nella mortalità per causa.
Tabella 3. Tassi standardizzati di mortalità (maschi: malattie apparato digerente; femmine: malattie endocrine, metaboliche) per regione e titolo di studio, per 10.000 residenti – Italia, età 30 anni e più, anno 2020. Fonte: ISTAT.
Per le malattie dell’apparato digerente nei maschi lo svantaggio delle classi con livello di istruzione inferiore si ritrova in tutte le Regioni ad esclusione di Valle d’Aosta e Marche, ma l’intensità della disuguaglianza varia molto tra i territori. Analogo risultato si riscontra per le malattie endocrine e metaboliche nelle femmine: in questo caso si distinguono, al contrario, le Marche e la Basilicata. In entrambi gli esempi l’andamento in discesa dei tassi dalle classi di scolarità più svantaggiate a quelle più avvantaggiate non è regolare in tutte le Regioni, però le irregolarità di andamento emergono nelle Regioni con minore popolazione.
Presso Istat sono disponibili anche i dati del 2019: grazie ad essi è possibile osservare come siano cambiate le disuguaglianze di mortalità per le diverse patologie tra le classi estreme di istruzione in seguito al primo anno di pandemia da Sars-CoV-2. Sia nei maschi che nelle femmine (tabella 4) il rapporto tra i tassi di mortalità totale (elementare o meno vs laurea) che quantifica l’intensità delle disuguaglianze tra classi di istruzione nel 2020 è superiore rispetto al 2019, a significare che la pandemia, almeno nel primo anno, ha avuto l’effetto di ampliare le disuguaglianze sociali di mortalità, e tale ampliamento ha riguardato molte patologie (anche se non tutte), a volte in entrambi i sessi, altre volte in uno solo dei due generi.
Tabella 4. Rapporto tra tassi standardizzati di mortalità (Licenza elementare vs Laurea) per anno, sesso e causa di morte – Italia, età 30 anni e più, anni 2019 e 2020. Fonte: ISTAT.
La coerenza tra i risultati di diverse analisi ed i valori piuttosto elevati degli svantaggi osservati (sebbene i numeri forniti da Istat non presentino indicatori di variabilità statistica, il livello di istruzione è solo una proxy della condizione sociale e la mortalità è un indicatore piuttosto estremo dello stato di salute o di malattia) tendono a far ritenere di non essere di fronte ad un fenomeno casuale od occasionale, anche se i numeri fanno solo una fotografia delle disuguaglianze delle quali non ci spiegano l’origine o le cause. E qui sta il punto: cessa infatti il compito del fotografo ed inizia quello di chi ha gli strumenti per aiutarci a comprendere quali fattori possono dare luogo a tali disuguaglianze, con l’obiettivo di individuare quelli su cui sia meno difficile intervenire con politiche specifiche ed adeguate.
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