Le assunzioni dei giovani nel 2024 accorciano il divario con l’Europa. Quest’anno i dati – rilevati da Ansa – dimostrano un boom di occupazione soprattutto gli under 25. Il rapporto in esame è quello stilato dalla Fondazione studi consulenti del lavoro nel documento “Cresce l’occupazione giovanile”.
Lo studio – chiaramente – fa riferimento ai dati Istat, che evidenziano come l’occupazione giovanile degli under 25 siano riusciti a ridurre il gap con l’Europa. Anche se è possibile ottenere un risultato migliore, attualmente possiamo ritenerci soddisfatti del lavoro svolto.
Assunzioni giovani 2024: gap con l’UE ancora lontano
Il boom delle assunzioni dei giovani 2024 molto probabilmente è dovuto agli sgravi contributivi e alle agevolazioni destinate alle imprese che ne hanno usufruito (soprattutto in fase d’assunzione delle donne).
Lo studio dimostra come tra il 2021 e il 2023 le imprese italiane abbiano creato un milione e 26 mila occupazioni (ben il 42,8%), ovvero 439 mila giovani under 35. Il tasso di crescita attestato in questo periodo è stato dell’8,9% (il doppio se confrontato con il tasso precedente del 4,5%).
Ma la crescita più significativa è stata registrata nella fascia anagrafica 15 – 24 anni, il cui aumento è stato pari a +16,7%. L’aspetto positivo ha coinvolto maggiormente le donne e le giovani ragazze con una occupazione del +9,9% (rispetto all’8,2% dei coetanei uomini).
I settori che hanno trainato e aumentato l’occupazione giovanile sono i seguenti:
- Attività artistiche, sportive e di divertimento (+32,2%);
- Servizi di alloggio e ristorazione (+23,7%);
- Attività immobiliari (+21,8%);
- Informazione e comunicazione (+20,3%).
Profili medio-alti:
- Intellettuali e scientifici (+10,9%);
- Figure nelle attività commerciali e nei servizi (+10,7%);
- Personale specializzato in agricoltura e pesca (+11,5%).
Anche il lavoro stabile è in crescita: +415.000 occupati di cui 373 con un contratto di lavoro a tempo indeterminato (+13,9%).
Anche se i dati sulle assunzioni dei giovani 2024 sono positivi, il gap con l’Europa è ancora critico: nell’UE il tasso medio è del 54,2% mentre quello italiano è fermo al 36%.