Riportare la storia indietro di 200 anni e provare a capire quali potrebbero essere state le cause della fine di un potere enorme, frutto di un’alleanza unica e irripetibile tra gli uomini e le donne Targaryen e i draghi. Conosciamo bene il finale, cioè quello che abbiamo inseguito per otto lunghe stagioni de Il trono di spade. Ma non abbiamo mai saputo fino in fondo il perché di quella guerra infinita e autodistruttiva. Questo è l’obiettivo di fondo del prequel House of the dragon di cui abbiamo appena visto la fine della seconda stagione (8 episodi, tutti disponibili su Sky e Now Tv).
Non c’è nessuna intenzione di riscrivere il finale della storia principale, come sospettano in tanti, ma sono molti gli interrogativi sollevati dalla lunga lotta per il governo dei Sette Regni a cui House of the dragon tenta di dare risposte convincenti. Pesano come sempre la sete di potere degli uomini, la voglia inestinguibile di vendicarsi, il gusto del gioco politico e della vittoria sofferta. Temi di grande attualità. Eppure, come sappiamo, la grande dinastia del Targaryen a un certo punto diventa una grande famiglia dove gli uomini impazziscono e le donne comandano. E ora sappiamo che Daenerys non è stata la prima regina Targaryen, perché prima di lei c’è stata Rahenyra, la protagonista principale di House of the dragon.
Nella prima stagione sono risultate abbastanza chiare le ragioni che hanno spinto il vecchio e saggio Re Jaehaerys, in assenza di figli maschi e dopo aver allontanato dalla corte il fratello Daemon, dissoluto e violento, a indicare la giovane figlia Rahenyra come unica erede legittima. Ma alla sua morte il Primo Cavaliere, Otto Hightower, con la complicità della figlia Alicent, divenuta nel frattempo seconda moglie del Re, trama per impedire la sua ascesa al trono, sostituendola con l’erede maschio successivo nella linea ereditaria, e cioè suo nipote Aegon.
Siamo in presenza di un colpo di stato, motivato dall’argomento che mai una donna avrebbe potuto regnare sul paese dei draghi. Rahenyra, che nel frattempo si è unita sentimentalmente allo zio Daemon, ha trovato riparo presso i Velaryon, tra i pochi nobili che continuano a riconoscerla come regina legittima. Rahenyra ha ereditato dal padre saggezza e prudenza e non vuole dare inizio a una nuova guerra fratricida. Non la pensano così le fazioni più estremiste dei due rami della famiglia. In particolare Daemon, che trama alle sue spalle per vendicare l’uccisione di uno dei suoi figli, aggredito dal drago del principe Aemond, secondogenito di Alicent. Ma anche Aemond spinge affinché si dia inizio alla guerra, perché aspira a sostituire il fratello.
Il finale della seconda stagione, inaspettato e fantastico, annuncia le future battaglie, ma sottolinea anche come i destini delle singole vite umane possono rapidamente cambiare, e le scelte sono sempre possibili. Del resto tutta la seconda stagione si è rivelata come una lunga fase di transizione. Rahenyra – interpretata molto bene dall’attrice inglese Emma D’Arcy, al suo primo ruolo di rilievo – deve trovare alleati e draghi per poter pensare di sostenere e vincere lo scontro. E deve capire se può fidarsi di Daemon. Ma la regina defenestrata, nonostante tutto, rimane convinta che la pace potrebbe essere ottenuta con un accordo onorevole per tutti.
Nulla da aggiungere. House of the dragon ha degnamente preso il posto de Il trono di spade. Ci troviamo decisamente a nostro agio nel dipanare gli intrighi e le manovre di un mondo sempre più simile al nostro. Apparentemente senza vie di uscite. Ma l’amiamo molto di più per diversi motivi, sicuramente per la presenza dei draghi, animali fantastici che scelgono i loro padroni, ma soprattutto per la passione e il rispetto delle regole d’onore che dominano questo straordinario mondo, senza tempo e senza età.
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