L’attacco in Russia degli ucraini punta a zone nevralgiche per lo sfruttamento dell’energia: nella zona di Sudzha si snoda il gasdotto che ancora oggi porta in Ucraina il gas russo destinato ad Austria, Ungheria e Slovacchia. Mentre a Kurchatov, dove sono stati segnalati degli scontri, c’è una centrale nucleare, fonte di energia elettrica per tutta la regione. Controllarla per Kiev potrebbe significare infliggere problemi non da poco ai russi della zona, mentre i combattimenti intorno al gasdotto potrebbero causare qualche turbolenza sul prezzo del gas per l’Europa. Da lì, infatti, passano le forniture russe dirette in Ucraina, destinate ad alcune nazioni del Vecchio Continente rimaste clienti di Mosca.
L’ennesimo danno della guerra all’economia europea? L’attacco in territorio russo, spiega Giorgio Battisti, già comandante del Corpo d’Armata di Reazione Rapida della NATO in Italia e capo di stato maggiore della missione ISAF in Afghanistan, è un’azione dimostrativa ideata e realizzata per avere qualche carta in più da giocare al tavolo delle trattative che potrebbero partire nei prossimi mesi: se Kiev avesse voluto troncare le forniture, avrebbe potuto già farlo dal suo territorio.
Ma l’attacco ucraino, che ha portato Putin a proclamare lo stato di emergenza e il regime di antiterrorismo nella regione, non può durare: troppo pochi mille uomini per tenere testa ai russi nell’area. Però li distoglie da altri fronti e dà un po’ di sollievo, in termini di minore pressione, alle truppe che difendono l’Ucraina.
Generale, l’attacco ucraino in Russia è stato portato in due zone nevralgiche dal punto di vista delle risorse energetiche, Sudzha e Kurchatov. È il motivo per cui gli ucraini, che si sarebbero avvalsi dell’intelligence britannica e dell’assistenza della NATO, hanno deciso di puntare su questa zona?
Può essere una delle ipotesi. Ma questi gasdotti provengono dalla Russia e passano in Ucraina: se gli ucraini avessero voluto interrompere il flusso di gas verso i Paesi europei, avrebbero potuto farlo nel loro territorio. Con questo passaggio, poi, intascano un cospicuo introito annuale. Diverso è il discorso della centrale nucleare: tutti si sono allertati per il rischio che possa subire danni. Le forze ucraine stanno subendo la pressione russa su mille chilometri, l’azione serve per interrompere un anno in cui sono sempre state sulla difensiva, resistendo con molte difficoltà. È un’azione diversiva in un tratto presidiato da militari di leva russi, che per legge non possono essere impiegati all’estero.
Il segnale gli ucraini hanno voluto darlo anche all’interno del Paese?
Sì, hanno voluto dimostrare che sono in grado di condurre offensive, e fare vedere alla Russia che non è in grado di controllare tutto. Si parla di 1.000-1.200 uomini con carri armati e mezzi corazzati in appoggio, ma con truppe di queste dimensioni non riusciranno ad andare oltre quello che hanno conquistato. Avrebbero comunque occupato 350 chilometri quadrati. Ora gli ucraini devono controllare i fianchi: i russi stanno facendo affluire forze per contenere l’azione; gli ucraini rischiano di venire attaccati sui lati e di essere accerchiati.
Non c’è modo di resistere?
Senza rifornimenti e un’organizzazione che sostenga le truppe, è difficile resistere. Le forze ucraine mancano anche di una capacità aerea per difendere dall’alto i loro uomini. Anche gli F-16 arrivati sono pochi e i piloti devono fare esperienza. Alcuni hanno paragonato questa azione a quella dei tedeschi nelle Ardenne nel Natale 1944, quando colsero di sorpresa le forze alleate, ma anche i tedeschi erano senza superiorità aerea e si dovettero ritirare. I russi, anche se con qualche difficoltà, riusciranno a far affluire riserve dal Donbass e da Lugansk, magari ritardando offensive su altri fronti. Gli ucraini sono riusciti a portare l’attenzione russa su un altro fronte rispetto a quello interno ucraino.
Se non possono tenere il territorio, cosa faranno gli ucraini?
Se condurranno azioni di guerriglia, specialmente nei boschi, e difenderanno con i loro mezzi i villaggi occupati, per i russi non sarà facile riprenderli. Ma tra qualche giorno potrebbero anche dichiarare che la missione è compiuta. I russi, invece, hanno proclamato lo stato di allerta federale antiterrorismo, un segnale che non vogliono considerare questa iniziativa come un’azione militare classica, per non dare troppo peso a quello che gli ucraini hanno fatto.
I russi non si aspettavano un attacco del genere?
L’intelligence russa si è fatta cogliere di sorpresa, come nell’ottobre 2022, quando gli ucraini hanno contrattaccato a Kharkiv riprendendo una parte cospicua di territorio. Gli ucraini hanno voluto dare una scossa alla sicurezza russa: Mosca continuava a vantarsi dei suoi avanzamenti, soprattutto nell’oblast del Donetsk. Quella degli ucraini è un’azione dimostrativa in previsione delle prossime conferenze di pace tra settembre e ottobre, dove Zelensky ha chiesto che venga invitata la Russia: occupare una parte di territorio russo è merce di scambio per ottenere altri territori occupati dai russi in questi due anni e mezzo di guerra.
Prendere di mira la centrale nucleare per gli ucraini potrebbe significare togliere una fonte di energia elettrica ai russi? Stanno facendo ai russi quello che Mosca ha fatto su larga scala con l’Ucraina?
Certo, i russi dai primi giorni dell’invasione hanno occupato Zaporizhzhia, ora spenta. Occupare questa centrale è un segnale di carattere mediatico e psicologico, ma anche pratico, sempre nell’eventualità che si tenga una conferenza di pace. L’Ucraina, intanto, ha emanato una legge che sospende i pagamenti del debito estero, anche per questo penso che non rinuncerà ai proventi del gas. Il flusso del gas comunque non è stato interrotto.
Cosa faranno ora i russi?
Per la figuraccia che hanno fatto, saranno molto determinati a rioccupare questi territori, non potranno bombardare i villaggi in modo deliberato come fanno con quelli ucraini perché sono abitati da popolazioni russe.
Il negoziato nel quale gli ucraini potrebbero far valere queste nuove conquiste è una prospettiva concreta?
Secondo me, no. Il primo passo è che ucraini e russi possano incontrarsi faccia a faccia, ma le posizioni sono distanti e rigide. Zelensky ha fatto varare una legge che non prevede la cessazione dei combattimenti fino a che i territori ucraini non tornino a Kiev. Putin ha detto che si partirà dalle conquiste sul terreno di battaglia. In questo momento, può avere qualche difficoltà a far rispettare questa regola: gli ucraini hanno il controllo di una parte del territorio russo. Credo comunque che nel giro di qualche settimana lo riconquisteranno.
(Paolo Rossetti)
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