OMICIDIO FRANCESCA DEIDDA, L’ANALISI DI ROBERTA BRUZZONE
Continua a proclamarsi innocente Igor Sollai, il camionista di 43 anni arrestato con l’accusa di aver ucciso la moglie Francesca Deidda, scomparsa nel maggio scorso, e di aver fatto sparire il cadavere. Recentemente è stata nominata consulente dall’avvocato del fratello della vittima la criminologa Roberta Bruzzone, che ha aperto alla possibilità di complici. Potrebbero essere coinvolte, dunque, altre persone, ma non nella fase del delitto, in quanto ritiene sia coerente con l’azione di una sola persona. Ne parla a MowMag, spiegando che dagli elementi finora emersi si può stabilire che il luogo del delitto è la casa della vittima, mentre la fase dell’occultamento del cadavere «ha coinvolto più persone».
La criminologa fa riferimento a una serie di attività che sarebbero state effettuate per impedire il ritrovamento del borsone con i resti della vittima all’interno. «Prima è stata messa una rete, poi delle fascette; addirittura sembrerebbe che siano stati piantati degli arbusti a rapida crescita per rendere quell’area ancora più difficile da individuare».
“SU IGOR SOLLAI PROVE INSUPERABILI”
Tutto ciò, tra cui anche il trasporto del cadavere in una zona così solitaria, per Bruzzone avrebbe richiesto il coinvolgimento di altre persone, mentre non ha dubbi sul fatto che sia lui l’autore dell’omicidio di Francesca Deidda. «Gli elementi raccolti ci consentono di essere piuttosto solidi sotto questo profilo». A prescindere da ciò che dichiara l’uomo, ci sono prove che non aprono a letture diverse per la criminologa, secondo cui la procura procederà con la richiesta di processo immediato. La consulente del fratello della vittima non si sofferma sugli elementi raccolti, in virtù del segreto istruttorio, ma evidenzia che «sono veramente insuperabili».
DAL MOVENTE ALLA PREMEDITAZIONE
In merito al possibile movente, Roberta Bruzzone segnala nell’intervista a MowMag che Igor Sollai aveva una relazione extraconiugale consolidata, mentre quella con la moglie Francesca Deidda era probabilmente arrivata al capolinea. Poteva esserci una semplice separazione, ma forse ci sarebbero stati problemi economici per lui, ad esempio per la casa che stava finendo di pagare. L’ipotesi è che ciò possa aver portato in qualche modo l’uomo a pianificare l’omicidio, inoltre le sue modalità fanno pensare, aggiunge la criminologa, che sia stato premeditato.
DEPISTAGGIO DOPO SCOMPARSA DI FRANCESCA DEIDDA
Ci sono poi delle informazioni fornite dall’uomo al cognato che vengono giudicate «totalmente improponibili» dalla consulente, che evidenzia anche il depistaggio post scomparsa, la fase dei messaggi che in realtà la vittima non aveva mai mandato. Infatti, l’allarme è scattato quando le colleghe risposero col nome inventato di una collega: così si è capito che qualcosa non tornava. Il cellulare, però, non è stato mai trovato, ma il marito potrebbe aver trattenuto e usato la sim, disfacendosi invece del dispositivo.
«A quanto abbiamo appreso, anche se in via ancora non del tutto definitiva, sembrerebbe che l’invio dei messaggi dal finto profilo di Francesca in realtà fosse compatibile con la geolocalizzazione del telefono di Sollai», rivela Bruzzone, precisando però che bisogna aspettare i risultati della consulenza informatica. Infine, non si sbilancia sul coinvolgimento dell’amante nell’omicidio di Francesca Deidda.