È passato poco più di un mese dal secondo turno delle elezioni parlamentari francesi. Le Olimpiadi ci hanno fatto dimenticare, in un certo senso, quello che è successo: la vittoria della destra di Le Pen al primo turno e un risultato completamente diverso al secondo turno, favorito dal sistema elettorale.
Il domenicano Adrien Candiard, che prima di diventare frate era un politico, ha commentato i risultati in un’intervista a La Croix, spiegando che li considera l’espressione del momento che sta vivendo la società francese. Candiard, che negli ultimi anni è diventato uno dei pensatori cristiani più lucidi e, fortunatamente, più comprensibili, ha sottolineato che nelle elezioni il cristianesimo ha cessato di essere un riferimento e che in questo momento “appare solo come una tribù identitaria tra le altre” e, per di più, con scarso peso.
Candiard figura tra gli ospiti più importanti del Meeting di Rimini che inizierà la settimana prossima. La sua esperienza su quanto accaduto in Francia può essere di aiuto ai Paesi vicini come Italia e Spagna. La prima cosa è riconoscere il dato: in pochi anni c’è stato un silenzioso avanzamento della secolarizzazione. Candiar rifiuta il discorso negativo. “Si sentono discorsi catastrofici sul collasso morale”, ma lui vede in alcuni giovani “il desiderio di condurre una vita che abbia senso, che vada verso il bene”. E aggiunge: “Credo che, certamente, ci sono discorsi cinici e disillusi, ma restano superficiali. Il desiderio di Dio, che lo si chiami così o no, è sempre presente nel cuore dell’uomo”. Il desiderio di Dio continua a essere molto presente nell’epoca della secolarizzazione.
Per questo il pericolo è che la fede “diventi la sottocultura di una tribù”, che entra in competizione con altre tribù e aumenta la tensione sociale. Il domenicano comprende che questa non è la missione cristiana, piuttosto “il gusto della sua tradizione per la ragione, per il rispetto di tutti, è ciò che dovrebbe portare alla ricerca del dialogo e della comprensione”. Si tratta di superare le due grandi tentazioni: quella pelagiana che cerca con le proprie forze di costruire un ordine politico per difendere o diffondere il cristianesimo; quella giansenista che non si preoccupa di ciò che accade nel mondo. Candiar mette in guardia dal rischio di trasformare il cristianesimo in un’ideologia, dal rischio di “cercare un quadro di pensiero rigido”. Un quadro che non corrisponde alla realtà, ma “che almeno è rassicurante e ci permette di rispondere a tutto”.
Candiard in uno dei suoi ultimi libri, “Sulla soglia della coscienza. La libertà del cristiano secondo Paolo”, aveva provocatoriamente indicato il cammino della Chiesa in questo tempo secolarizzato. La Chiesa non può in questo mondo dedicarsi a “fare sermoni su tutto”. I sacerdoti non dovrebbero “spiegare come vivere con parole astratte e con la certezza propria di chi non ha idea di cosa sia la vita”. I sacerdoti dicono come “bisogna amare, cosa bisogna fare, pensare, credere, senza avere apparentemente la minima idea della mescolanza di cose che costituisce la vita concreta”.
Non è ciò che fece San Paolo quando incontrò Onesimo in prigione. Onesimo era uno schiavo fuggitivo, di proprietà di Filemone, amico di Paolo. Paolo scrive a Filemone una lettera in cui non brandisce la verità come una spada. Paolo sa che la verità su Onesimo è che la sua vita ha un valore infinito e che non è giusto trattarlo come un oggetto, come una proprietà tra le altre. “Perché Paolo non si indigna ancora di più contro lo scandalo assoluto della schiavitù?”, si chiede Candiar. Il domenicano sottolinea che “ci è difficile accettare che Paolo non difenda tanto la libertà di Onesimo, quanto quella dello stesso Filemone”. Non gli dice di sentirsi libero per poi ricattarlo moralmente. Paolo rispetta realmente la libertà di Filemone. “Rispettare la libertà di Filemone aiutandolo a vedere la verità non è così facile. Significa portarlo a fare il bene senza ordinarglielo. Mi sembra che, poiché siamo poco abituati, ci sia difficile riconoscere quanto bene Paolo lo faccia”, conclude il domenicano.
Tutto un metodo in attesa di essere appreso. Il mio nome e il tuo è Filemone.
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