Le indagini sull’omicidio di Sharon Verzeni procedono a ritmo serrato e nelle scorse ore, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, gli investigatori avrebbero iniziato a sentire i residenti di via Castegnate, a Terno d’Isola (Bergamo), dove nella notte tra il 29 e il 30 luglio scorsi si è consumato il delitto. La 33enne è stata uccisa con 4 coltellate per strada, ma non ci sarebbero testimoni oculari. Tuttavia il lavoro investigativo prosegue passando al vaglio le telecamere di videosorveglianza della zona – con l’acquisizione “massiva” di video al momento rivelatisi privi di evidenze dirimenti – nell’attesa che arrivino risposte dall’esame sugli indumenti della vittima, forse custodi di una traccia dell’assassino. Si guarda quindi anche alla eventuale presenza di un Dna utile all’inchiesta per provare a dare un nome e un volto all’omicida, una persona che finora sembra irraggiungibile nelle trame di un caso reso ancora più complesso dall’assenza della minima ombra di un movente.
Nella vita privata di Sharon Verzeni, stando a quanto emerso ad oggi, non ci sarebbero elementi tali da far ipotizzare che qualcuno potesse voler farle del male. Per questo, nessuna pista risulterebbe esclusa: da quella della vittima “scelta a caso” fino allo scenario più inquietante di un serial killer. Quest’ultima ipotesi si nutre di alcuni dati che suscitano comunque attenzione, sebbene allo stato attuale ci si scontri con un quadro senza precisi riscontri: Sharon Verzeni è la terza donna assassinata con modalità simili nel raggio di 17 chilometri nella stessa provincia. Prima di lei, nel 2016, a quattro mesi di distanza l’una dall’altra, furono uccise la 63enne Gianna Del Gaudio (la notte tra il 26 e il 27 agosto a Seriate) e la 48enne Daniela Roveri (il 20 dicembre seguente proprio nel capoluogo). Tutti casi irrisolti.
Omicidio Sharon Verzeni: le urla in via Castegnate, il giallo dell’arma del delitto e del movente
L’omicidio di Sharon Verzeni a Terno d’Isola, da quanto finora emerso, non ha testimoni oculari. C’è qualcuno che dice di aver sentito delle urla la sera del delitto, in particolare un residente del posto che, a Pomeriggio Cinque News, ha raccontato di aver udito delle grida in un orario compatibile con l’uccisione della 33enne, tra mezzanotte e mezza e l’una della penultima notte di luglio. Poi silenzio.
Chi ha ucciso Sharon Verzeni in via Castegnate sembra essersi dileguato velocemente dopo averle sferrato 4 fendenti in rapida successione, 4 alla schiena e uno al petto, sfuggendo in modo chirurgico – non è chiaro se perché avesse premeditato la sua azione o per una pura “fortunata” coincidenza – agli occhi delle telecamere di sorveglianza che insistono nella zona. Gli inquirenti cercano di ricostruire il percorso dell’assassino e la sua via di fuga, ma al momento la sensazione è che non ci siano grosse novità su questi punti cruciali a livello investigativo. Nella geometria dell’omicidio, spiccano due interrogativi chiave tuttora irrisolti: il giallo dell’arma del delitto, non ritrovata e verosimilmente un coltello da cucina di dimensioni importanti, e quello che avvolge il movente.
Sharon Verzeni sarebbe stata colpita all’improvviso, colta di sorpresa dal killer mentre passeggiava: sul corpo, secondo quanto evidenziato in sede di autopsia, non ci sarebbero segni riconducibili a un tentativo di difesa. Sarebbe stata lei, dopo essere stata accoltellata, a telefonare al 112 per chiedere aiuto prima di morire.