Panic mode, modalità panico. La campagna di Trump e lui stesso, l’uomo (apparentemente) più self confident (sicuro di sé) del mondo, sembrano aver imboccato un vicolo cieco, una spirale che li trascina sempre più lontani dal consenso popolare. Un’emorragia che la squadra repubblicana tenta di tamponare inasprendo i termini del dibattito e inondando la campagna elettorale con fiumi di parole, troppe e troppo spesso fuori luogo.
L’ultima uscita dell’ex presidente, quella conversazione con Elon Musk su X, ne è la riprova più evidente. Nel corso di quell’intervista, tra problemi tecnici e farfugliamenti vari, Trump è riuscito a dire la sua sul climate change, benvenuto perché gli permetterà di incrementare le sue proprietà che danno sull’oceano. Ha inoltre lodato Musk per aver licenziato quei lavoratori che si erano permessi di scioperare. E ha pure dato saggio del suo acume in politica internazionale concludendo che, qualora queste elezioni presidenziali andassero male (per lui), la prossima volta ci si ritroverà in Venezuela, perché “sarà un posto ben più sicuro per incontrarsi che il nostro Paese”.
Non è tanto Kamala Harris che cresce, è Trump che si rimpicciolisce. Non è che Kamala Harris in un mese si sia trasformata da brutto anatroccolo in principe azzurro. Quella che più volte abbiamo definito la vicepresidente più invisibile della storia d’America è sempre lei, senza arte né parte. Ma adesso è l’immagine che l’America proietta su questa donna a dominare la scena. L’America ha bisogno di poter credere in una presidenza positiva, costruttiva, e la Harris, l’immagine che si è andata costruendo della Harris, ciò che l’America proietta sulla Harris risponde a questo bisogno molto più di Donald Trump.
Così questa immagine della Harris continua la sua cavalcata alla conquista del voto di incerti e dubbiosi. La Harris la fanno parlare poco, perché in verità non ha molto di suo da dire. Trump lo fanno parlare troppo, e finisce per non rendersi conto di quello che dice. Meglio una candidatura-artifizio come quella della Harris o una candidatura-supplizio come quella di Trump?
God Bless America!
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