Nuovi guai in casa Stellantis (il gruppo guidato dal criticato Carlos Tavares nato sulle ceneri della Fiat, poi diventata Fca e fusa con la francese Psa), recentemente citata in giudizio dei numerosi azionisti USA che sono rimasti delusi dalle pessime performance del gruppo nel primo semestre del 2024 con le azioni che sono calate di circa il 45% dai massimi storici registrati solamente lo scorso marzo: una causa legale intentata dallo studio newyorchese Levi & Korsinsky che ha raccolto le numerose denunce degli (ex?) azionisti USA di Stellantis in una massiccia class action che porterà il gruppo in tribunale nei prossimi mesi.
A dare per prima la notizia è stata l’agenzia stampa Reuters che avrebbe avuto modo di mettere le mani sulla denuncia depositata in questi giorni e che sarà formalizzata solamente verso la prima metà di ottobre quando si avrà il quadro completo dei querelanti e si aprirà l’effettivo scontro legale; il tutto mentre proprio negli States il gruppo Stellantis si trova anche a fare i conti con un calo tale delle vendite da aprire le porte – ipoteticamente – al licenziamento di circa 2mila e cinquecento lavoratori tra i marchi Dodge, Jeep e Ram.
Stellantis si difende dagli azionisti USA: “Accuse prive di fondamento, lo dimostreremo in tribunale”
Tornando alla causa legale che si aprirà contro Stellantis, gli azionisti USA lamentano un atteggiamento scorretto – tanto da usare la parole “ingannati” – da parte del gruppo accusandolo di aver nascosto “l’aumento delle scorte e altre debolezze prima di pubblicare risultati deludenti che hanno causato il calo del prezzo delle azioni” lo scorso luglio. Non solo, perché secondo i querelanti Tavares e la direttrice finanziaria Natalie Knight (inclusi personalmente nella querela) avrebbero volontariamente ed “artificialmente” gonfiato i prezzi delle azioni “per gran parte del 2024 facendo valutazioni estremamente positive” su dati come scorte, prodotti e margini operativi.
La realtà – lamentano ancora gli azionisti USA di Stellantis – sarebbe venuta a galla solamente lo scorso 25 luglio, quando l’ex Fca ha comunicato per il primo semestre del 2024 un calo nel cosiddetto utile operativo rettificato pari addirittura al 40% fino alla soglia degli 8,46 miliardi di dollari. Dal conto loro – con una nota inviata alla stessa Reuters che ha chiesto un commento – i vertici del gruppo definiscono la causa “priva di fondamento“, promettendo di “difenderci con forza” tra i banchi del tribunale newyorchese che accoglierà la causa tra qualche mese.