Mancano ormai due mesi alla presentazione della Legge di bilancio ed entro il 20 settembre il Governo dovrà presentare a Bruxelles il Piano strutturale di bilancio a medio termine che rappresenterà di fatto la base della manovra, dato che in quel documento verranno indicati gli obiettivi di risanamento della finanza pubblica per i prossimi anni. Come evidenzia l’ex direttore del Sole 24 Ore Guido Gentili, «il 30 agosto si terrà un vertice tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani che, oltre a cercare di distendere i rapporti all’interno della maggioranza in questa fase, sarà l’occasione per fare un punto abbastanza preciso su quelli che potranno essere i contenuti della manovra, tenendo conto di un vincolo legato al Piano strutturale di bilancio che andrà presentato il mese prossimo».
A che cosa si riferisce?
Considerando le cosiddette spese indifferibili, la proroga del taglio del cuneo fiscale e dell’accorpamento delle aliquote Irpef, con la volontà già espressa di coinvolgere anche i redditi fino a 50.000-60.000 euro, e l’ipotesi di interventi sul sistema previdenziale, tra cui la cosiddetta Quota 41, seppur con il ricalcolo contributivo dell’assegno, l’entità della Legge di bilancio si aggirerà intorno ai 25 miliardi di euro. Il vincolo è determinato dal fatto che, contrariamente a quanto avvenuto negli ultimi anni, non si potrà immaginare una manovra che fa riscorso al deficit per reperire le risorse necessarie visto che siamo sotto procedura d’infrazione.
Si dovrà cercare allora di ridurre la spesa pubblica.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha promesso un contenimento delle spese di tutti i ministeri e penso ci sarà un intervento sulle tax expenditures, fatte salve, come ha già spiegato il sottosegretario all’Economia Federico Freni, le detrazioni per spese mediche, casa e lavoro, che porterà a un possibile risparmio intorno al miliardo-miliardo e mezzo di euro. Non una grossa cifra, ma si tratterebbe comunque di un provvedimento significativo perché finalmente quest’anno si dovrebbe agire su questo terreno dopo tante promesse.
Potrebbe essere d’aiuto un taglio dei tassi da parte della Bce?
Continuiamo a spendere circa 85-90 miliardi per gli interessi sul debito e in quest’ultima parte dell’anno ci saranno emissioni di titoli di stato di importante entità. Ci auguriamo tutti che la Bce abbassi i tassi già a settembre, ma non potrà essere comunque una mossa decisiva per la finanza pubblica.
Sarà, però, importante per l’andamento dell’economia…
Assolutamente, potrebbe dare più che una mano al tessuto economico che deve fare i conti anche con le tensioni e le incognite che ci sono a livello internazionale, dalla situazione in Medio Oriente al conflitto tra Russia e Ucraina, e le loro ricadute, per esempio sui costi energetici.
Se sui tagli di spesa si può agire fino a un certo punto e non si intendono aumentare le imposte, per la manovra diventa quindi determinante l’entità dell’extragettito fiscale?
Sì. Come ha spiegato Giorgetti, sarà importante vedere i dati dell’autoliquidazione delle imposte di luglio per poter verificare se ci sarà effettivamente un sostanziale aumento delle entrate che potrà dare una mano. Finora le cose sono andate meglio del previsto sul fronte del Pil, quindi si può immaginare che ci sia una spinta forte sulle entrate.
Nella manovra ci sarà modo di accontentare anche il mondo produttivo?
Certamente il taglio del cuneo fiscale interessa anche al sistema imprenditoriale. Nel quale sta salendo un certa preoccupazione per l’andamento della produzione industriale, che ormai da un anno e mezzo continua a calare. Siamo la seconda manifattura d’Europa, la crisi della Germania non ci aiuta, e la situazione può quindi diventare pericolosa, al di là dei singoli casi relativi all’ex Ilva e agli stabilimenti produttivi di Stellantis.
Le imprese hanno anche lamentato difficoltà relative al Piano Transizione 5.0.
Sì, ci sono stati ritardi nella sua attuazione, ma la situazione adesso dovrebbe sbloccarsi, anche a seguito di un confronto che dovrebbe farsi più continuo tra imprese e Governo sul tema. Credo, tuttavia, che oggi la preoccupazione degli imprenditori sia incentrata sulla situazione della manifattura, che è importante anche per il nostro export.
Export su cui pesano anche fattori esogeni, come pure sul prezzo dell’energia…
Soprattutto sul costo dell’energia, che incide non poco sulla performance dell’industria. Non dimentichiamo anche che c’è una partita molto importante da giocare in Europa. Ursula von der Leyen ha prospettato una nuova impostazione per il Green Deal in grado di evitare impatti negativi sulle capacità industriali dei Paesi membri. Non sappiamo ancora come sarà concretamente declinata questa modifica, ma per l’Italia si tratta di una partita cruciale.
Dunque, più che provvedimenti specifici in manovra, per le imprese conta più l’atteggiamento che il Governo avrà sul fronte europeo?
Sì, occorre un negoziato forte, anche se non è facile. Tuttavia, gli spazi per cercare di aggiustare le cose ci sono. I sussidi o gli incentivi alle imprese possono anche andare bene, ma, come ha evidenziato il Presidente di Federmeccanica Visentin, hanno effetto solo sul breve termine e non sono in grado di far superare stabilmente le difficoltà.
(Lorenzo Torrisi)
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