Sempre più start-up falliscono negli Stati Uniti. I fallimenti, come spiega il Financial Times in una recente indagine, sono aumentati del 60% nell’ultimo anno poiché i fondatori hanno esaurito il denaro raccolto durante il boom tecnologico del 2021-22. Questo ha portato ad una minaccia concreta per i milioni di posti di lavoro in società finanziate da venture capital e tutto ciò rischia di avere ripercussioni sull’economia in generale.
Secondo un’indagine di una società di servizi citata dal Financial Times, 254 dei suoi clienti sostenuti da venture capital sono falliti nel primo trimestre di quest’anno. Il tasso di fallimenti è oggi più di sette volte superiore a quando l’azienda ha cominciato a monitorare i fallimenti nel 2019: il tutto sarebbe dovuto anche all’aumento dei tassi di interesse nel 2022. Inoltre, sono crollati gli investimenti di venture capital nelle start up e allo stesso tempo il debito di rischio è diminuito con il crollo della Silicon Valley Bank che ha perciò bloccato molte start up.
Aumento dei fallimenti delle start up: cosa c’è dietro
I venture capital hanno, negli anni del boom, finanziato società e start up e spinto i fondatori a fare investimenti sempre più grandi, come spiega il Financial Times, gonfiando anche le valutazioni. Come spiega Healy Jones, vicepresidente di Kruze Consulting, contabile di centinaia di start-up finanziate da venture capital, si trattava di un “ambiente di raccolta fondi pazzesco” in cui “gli incentivi di VC e dei fondatori non sempre si allineavano”.
L’aumento dei fallimenti delle start up è dovuto al fatto che “un numero eccezionalmente elevato di aziende ha raccolto una quantità eccezionalmente elevata di denaro durante il 2021-2022″ ma negli anni successivi sono aumentati gli interesse e sono crollati allo stesso tempo gli investimenti fatti da venture capital. Nel frattempo il debito di rischio è diminuito in seguito al crollo della Silicon Valley Bank e molte start up sono rimaste bloccate.