“TEMO PER LA MIA VITA”: L’ULTIMA DICHIARAZIONE DI CARLO MARIA VIGANÒ CONTRO IL VATICANO
Quella al “Messaggero” è la prima intervista pubblica di Carlo Maria Viganò dopo la scomunica ufficiale decisa dal Vaticano in merito alle tesi e attacchi dell’ex nunzio apostolico Usa contro il Papato di Jorge Mario Bergoglio. L’ex monsignore dice di temere per la propria vita, torna ad accusare Papa Francesco sul caso McCarrick e ritiene che la scomunica del Dicastero per la Dottrina della Fede sia sostanzialmente ingiusta e falsa.
Raggiunto da Franca Giansoldati poche settimane dopo la scomunica ufficiale, Viganò lancia la sua ultima “picconata” e respinge le accuse di scomunica (non riconoscimento dell’autorità di Francesco e del Concilio Vaticano II, ndr): «Dopo la diffusione del mio memoriale sul caso McCarrick nell’agosto 2018 un mio contatto dagli Stati Uniti mi avvertì che la mia vita era in pericolo: per questo non risiedo in un luogo fisso. Non voglio fare la fine del cardinale Pell, né del mio predecessore a Washington, il nunzio Pietro Sambi». Entrambi i cardinali fronteggiarono in vita il defunto McCarrick ma il primo morì dopo 400 giorni di carcere per l’ingiusta accusa di pedofilia in Australia, il secondo – ribadisce Viganò – sarebbe morto in circostanze mai chiarite dalla Nunziatura. Le accuse insomma sono gravissime, così come il timore che denuncia l’ex nunzio: «Con la scomunica che è palesemente invalida si è voluto in qualche modo condannarmi a morte, ma la verità non può essere uccisa».
VIGANÒ DOPO LA SCOMUNICA: “PAPA FRANCESCO VOLEVA TOGLIERSI DI TORNO CHI SAPEVA TROPPO. SU MCCARRICK DICO CHE…”
L’accusa principale mossa da Viganò contro il Vaticano è di non aver dato retta alle sue posizioni molto chiare e nette sull’operato di McCarrick a suo tempo: «Quando ero in Segreteria di Stato come Delegato per le Rappresentanze Pontificie trattai io stesso il caso McCarrick e sin da allora ne chiesi la destituzione dal cardinalato». Ciò non avvenne, rivela al “Messaggero” lo stesso Carlo Maria Viganò, in quanto in Segreteria di Stato faceva comodo non destituire l’arcivescovo americano, «penso alle somme ingentissime raccolte tramite la Papal Fundation che McCarrick aveva costituito negli Stati Uniti».
Nello specifico contro Papa Francesco l’ex monsignore ribadisce quanto già sostenuto nel 2018 all’inizio del “caso Viganò”: «Bergoglio deve a McCarrick la sua elezione e anche per l’Accordo segreto sino-vaticano, fortissimamente voluto dai Gesuiti e dall’establishment democratico, è notorio il ruolo dell’ex cardinale di Washington. La punizione nei suoi confronti decisa solo nel 2019 servì a salvare la reputazione al pontificato». Secondo l’ex prelato il processo contro McCarrick non venne svolto in maniera corretta e si voleva per questo nascondere la rete di complicità durate per decenni tra alcuni esponenti della Chiesa: Viganò ritiene inoltre che Papa Francesco con l’allontanamento dalla Curia di Roma (con la revoca dell’appartamento in Vaticano) volesse in qualche modo vendicarsi per l’intera vicenda McCarrick, «voleva togliersi di torno chi sapeva troppe cose e non era manovrabile».