Sappiamo che i russi sono entrati nel territorio dell’Ucraina. Poi anche gli ucraini sono entrati in quello della Federazione Russa. Come a Risiko, sembrerebbe che alla fine la vittoria sarà di chi occuperà più territori. Occupare territori senza preoccuparsi più di tanto delle persone. Sì, perché sui territori di solito vivono le persone. Ma si sa, le persone si possono spostare, come sta avvenendo, oppure addirittura eliminare, come sta avvenendo.
È chiaro che non si può dimenticare quel nesso che esiste tra persone e territorio. Soprattutto quello dove vivono, dove c’è la loro storia, dove c’è o dove c’era la loro casa. Non di meno può nascere una “ingenua” domanda: sono più importanti le persone o il territorio? Un territorio conquistato dove praticamente non c’è più nessuno non può forse assomigliare a un pianeta deserto, uno di quelli che possono piacere solo ad alcuni estremisti ambientalisti che vorrebbero che tutta la terra non fosse contaminata dalla presenza dannosa dell’uomo?
I contendenti in lotta, in guerra, parlano della loro azione come qualcosa che ha come scopo la liberazione di un territorio dal nemico. Ok, certo, ma perché non riconoscere che su quel territorio, in alcuni casi ridotto a terra bruciata, c’erano persone che avevano, ed hanno (se ci sono ancora) punti di vista diametralmente opposti? E se fosse proprio questo il primo compito della pacificazione, per difficile che sia, e non solo da parte di russi e ucraini?
Se i vari alleati, oltre che aiutare i propri amici, favorissero già ora prospettive di riconciliazione, forse aiuterebbero a migliorare anche la situazione attuale. Sì, perché la questione della rappacificazione ormai non è più solo tra russi e ucraini, tra israeliani e palestinesi. Sembrerebbe che ormai tutto il mondo sia diviso in vari fronti, tra diversi contendenti. Inoltre risulta sempre più difficile non dico essere neutrali, ma anche solo poter trovare nell’altro qualcosa di positivo che vale la pena di condividere senza per questo sentirsi accusare dagli amici di tradimento. O con me o contro di me, qualunque cosa si faccia.
Il bipolarismo assoluto della politica di molti Paesi sta investendo tutti: non esistono più Paesi non allineati. Le divisioni ormai stanno toccando anche il mondo una volta sacro della cultura e della religione. Ci sono governi che vogliono decidere in quale chiesa si può pregare, preferibilmente in quella nazionale. Centri culturali e università mettono al bando esponenti della storia e della cultura come Dostoevskij in quanto appartenenti alla tradizione del nemico, altri criminalizzano qualsiasi forma di dissenso. Coraggio, c’è ancora molto da fare, anche da parte di noi cristiani, sempre che anche noi non siamo preoccupati innanzitutto di schierarci dalla parte giusta.
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