Francesco Emilio Borrelli, deputato AVS di origini partenopee, da sempre combatte una battaglia per veder trionfare la giustizia e la legalità nella sua terra. Per questo non perde mai occasione per denunciare i comportamenti scorretti e illegali che i suoi conterranei mettono in atto, diffondendo la cultura della delinquenza e dell’omertà: fortunatamente le eccezioni esistono e Borrelli ne è l’esempio. Il politico è ora firmatario di una proposta di legge presentata da Alleanza Verdi Sinistra nella quale viene chiesta l’introduzione di un reato: l’apologia di criminalità organizzata e mafiosa.
Si tratta di una proposta che prevede carcere, fino a tre anni, per chi esalta pubblicamente le gesta dei mafiosi. Dunque, finirebbero dietro le sbarre i cantanti neomelodici che nei loro brani esaltano i boss o la criminalità organizzata, o i personaggi della malavita, o ancora coloro che denigrano chi invece combatte quotidianamente contro la camorra e le mafie tutte, come magistrati o anche i pentiti, come spiega Adnkronos.
Carcere per chi si inchina davanti alle case dei boss
La proposta di legge presentata da Alleanza Verdi e firmata da Francesco Emilio Borrelli, include anche una particolare menzione per chi organizza gli “inchini” di fronte alle case dei boss, come accaduto in più occasioni. Non è infatti nuova, alla cronaca, l’usanza di fermarsi davanti alle abitazioni dei più grandi malavitosi nel corso di processioni religiose, per fare un saluto o un omaggio ai malviventi.
O ancora, le legge punirebbe chi realizza murales che ritraggono camorristi o personaggi della criminalità organizzata, come spesso avviene a Napoli ma non soltanto. Come spiega l’Adnkronos, si tratterebbe dunque di una nuova fattispecie di reato chiamata “apologia della criminalità organizzata e della criminalità mafiosa”. Sarebbe vietato anche inneggiare tramite foto, video, testi o social network alla criminalità mafiosa, pena il carcere fino a tre anni. Inoltre, per messaggi inviati tramite i social network o anche radio, stampa o televisione, ci sarebbe una sanzione amministrativa da 5.000 a 10.000 euro.