All’indomani della confessione da parte di Moussa Sangare per l’omicidio di Sharon Verzeni sulle pagine di Libero è intervenuta la nota criminologa Roberta Bruzzone che nella sua lunga carriera di omicidi – spesso immotivati come nel caso della povera barista 33enne di Terno d’Isola – ne ha visti, studiati ed analizzati tanti e che per prima (e forse unica) aveva ipotizzato che dietro al caso in esame ci fosse la mano di una persona “disorganizzata che potrebbe non conoscere la sua vittima“.
Un presagio tristemente confermato dalla cronaca e che era nato attorno alla chiara constatazione che il delitto fosse stato compiuto – spiega oggi Bruzzone a Libero – “per mano di un disorganizzato“, come dimostrerebbe “quel cellulare lasciato nelle mani della vittima, dandole così l’occasione di chiedere aiuto” e – se si fosse salvata – anche di “riconoscerlo”; mentre tornando a quanto accaduto a Terno d’Isola la criminologa sostiene che l’unica (per così dire) ‘colpa’ della 33enne è stata trovarsi “nel posto sbagliato al momento sbagliato“.
Di fatto, quanto accaduto alla 33enne “poteva capitare a qualsiasi altra donna” che passava di lì in quel momento perché “nei casi di gravi patologie di tipo psichiatrico basta davvero poco a scatenare la rabbia di queste persone. Uno sguardo, un gesto, una parola”; mentre sul fatto che abbia risparmiato i due ragazzini incrociati (e minacciati) poco prima Bruzzone ipotizza che abbia agito così “perché erano maschi ed erano in due“.
Roberta Bruzzone: “I soggetti come Moussa Sangare vanno rinchiusi per tutta la vita o uccideranno ancora”
Soffermandosi – poi – sulla figura di Moussa Sangare, la criminologa sostiene che quella sera sia “uscito di casa con l’istinto di uccidere, di accoltellare qualcuno” perché si tratta di “un soggetto con un grave disturbo della personalità, forse borderline“: insomma, una vera e propria “bomba innescata” che – in quanto tale – si poteva disinnescare. Peraltro, sul ragazzo ora finito in manette pendeva anche una denuncia da parte della madre e della sorella che avrebbe dovuto spingere gli inquirenti a seguirlo, magari a sottoporlo – come prevede la legge – “a misura cautelare“.
Non solo, perché secondo Bruzzone per soggetti gravi come l’assassino di Terno d’Isola sarebbe necessario “il ricovero in strutture apposite (..) perché non sono in grado di prendere da sole medicine” perché – precisando a scanso di equivoci che “non dico di riaprire certe strutture psichiatriche” – le Rems attualmente in uso “per mille motivi non sono sufficienti” e nei casi come quello di Sangare l’unica salvezza è “rinchiuderli tutta la vita perché pericolosi“.