Un tema molto caldo delle ultime settimane nella corsa alle presidenziali USA è sicuramente quello dei prezzi al consumo, che stanno sempre di più erodendo il potere di acquisto dei consumatori americani. Entrambi i candidati si sono esposti al riguardo, con posizioni differenti ed attacchi da entrambe le parti, ma è stato interessante notare soprattutto la posizione della candidata democratica Harris, la quale a metà agosto ha tenuto un convegno nel North Carolina, affrontando per la prima volta temi prettamente economici e mirati alla salvaguardia del portafoglio dei cittadini.
L’attuale vicepresidente ha sottolineato innanzitutto l’incremento dei prezzi dei beni alimentari, aumentati del 25% dal 2020 mettendo in difficoltà tutti i cittadini indipendentemente dalla loro classe sociale o dal loro lavoro. La stessa ha affermato di voler porre fine a questi aumenti spropositati lavorando con il Congresso contro le pratiche sleali di “price gauging”, messe in atto dalle aziende per gonfiare eccessivamente il prezzo finale dei prodotti a scapito del consumatore finale. Harris ha affermato che è consapevole che la maggior parte delle aziende statunitensi creano posti di lavoro e permettono una robusta crescita economica rispettando le regole, ma altre vanno invece sanzionate per fare in modo di bloccare tali pratiche scorrette.
Grafico 1 – Prezzi alimentari negli USA (variazione % annuale)
La candidata democratica ha inoltre individuato nuove misure per la salvaguardia del potere di acquisto dei cittadini. Ha infatti presentato un piano per l’espansione dei crediti d’imposta per le nuove nascite, offrendo 6mila dollari di sgravi alle famiglie durante il primo anno di vita del neonato. Ha inoltre sostenuto di voler estendere a chiunque il limite di 35 dollari mensili sul costo dell’insulina previsto da Medicare.
Queste riforme hanno però già incontrato in passato opposizione da parte dei Repubblicani all’interno del Congresso. I Repubblicani al Senato hanno già bloccato una disposizione per limitare i costi dell’insulina sul mercato privato nel 2022, mentre all’inizio di agosto 2024 hanno bocciato una legge sul credito d’imposta per le nuove nascite, di importo inferiore rispetto a quello attuale proposta da Harris. Sono perciò programmi utili e d’impatto ma che nella realtà avranno poca probabilità di trasformarsi in legge nel prossimo futuro.
L’attuale vicepresidente ha inoltre enunciato il suo piano per supportare il settore immobiliare residenziale, fornendo uno sgravo fiscale alle imprese costruttrici che realizzano abitazioni per chi acquista casa per la prima volta. Inoltre, ha affermato che fornirà sussidi di 25mila dollari per i nuovi proprietari di prima casa.
D’altra parte, il candidato Trump sta ormai da diverse settimane attaccando la sua avversaria per il pessimo lavoro portato avanti fino ad oggi dalla stessa e dal Presidente Biden, avendo causato l’impennata dei prezzi che oggi sta pesando sulle tasche dei cittadini. Il candidato repubblicano, infatti, è tornato a postare molto frequentemente su piattaforme social quali X e Instagram, mettendo in luce come ogni singolo bene alimentare sia incrementato esponenzialmente durante la presidenza Democratica.
Trump ha inoltre etichettato come “comuniste” le proposte di sanzionare le grandi aziende per scorrette pratiche di “price gauging”, affermando che Kamala Harris ha già avuto più di tre anni a disposizione per poter mantenere le sue promesse.
Trump ha inoltre criticato aspramente i sussidi della Harris per l’acquisto della prima casa, postando una foto che mostra come i prezzi medi delle abitazioni siano incrementati del 39% a partire da gennaio 2021. Infatti, il prezzo medio delle abitazioni già esistenti negli Stati Uniti era di 307mila dollari quando Biden ha preso il controllo della Casa Bianca: ora è all’incirca 426mila dollari.
Infine, altri due temi legati strettamente al portafoglio dei cittadini statunitensi sono i dazi doganali, che Trump ha intenzioni di inserire su tutti gli import, e le aliquote fiscali sui redditi di cittadini ed aziende.
Il candidato repubblicano è infatti intenzionato ad imporre dazi doganali su tutti i prodotti importati nel paese, che potrebbero variare dal 10% al 20%, fino ad arrivare addirittura al 60% per quelli importati dalla Cina. Tali misure aiuterebbero, secondo Trump, ad incentivare la concorrenza e la produzione interna. Tali prese di posizione sono però state oggetto di ampie contestazioni, prima fra tutte sull’imposizione di tariffe sulle importazioni di greggio. Infatti, sebbene gli USA siano un grande produttore di petrolio e addirittura un “net exporter”, importano ancora moltissimo greggio, soprattutto dal Canada, essenziale per le diverse raffinerie di petrolio statunitensi, strutturate ancora oggi per utilizzare greggio importato e già in parte lavorato, non facilmente disponibile a livello domestico.
Questa manovra repubblicana potrebbe incrementare secondo diversi economisti il prezzo della benzina del 5%, portando il prezzo dall’attuale media nazionale di 3,35 dollari al gallone a 3,5 dollari. Inoltre, secondo il Peterson Institute for International Economics, l’aumento dei dazi doganali potrà costare mediamente ad una famiglia americana più di 2.600 dollari all’anno. Questo peserebbe sulle tasche dei cittadini statunitensi, oltre ad esser già stato ampiamente criticato da Kamala Harris al convegno in North Carolina.
Infine, l’intenzione di Trump di voler estendere i tagli fiscali sulle aliquote nei confronti di aziende e cittadini è stata anch’essa oggetto di diverse contestazioni da parte della candidata democratica. Harris ha infatti affermato che Donald Trump vuole continuare ad aiutare i miliardari tramite tagli alle aliquote sui redditi, e permettere alle grandi multinazionali di incassare profitti record. La stessa ha affermato che, sebbene abbia intenzione di non rinnovare il taglio fiscale emesso da Trump con scadenza nel 2025, non aumenterà l’aliquota fiscale per tutti i lavoratori con redditi al di sotto dei 400mila dollari annuali, allineandosi perciò alle dichiarazioni passate del Presidente Biden.
Insomma, l’argomento inflazione è un tema chiave con un peso specifico molto importante in queste elezioni. Entrambi i candidati stanno cercando di delineare le loro scelte economiche per cercare di contenere l’aumento dei prezzi al dettaglio e ottenere al contempo diversi consensi, dato il grande interesse da parte dei consumatori statunitensi riguardo al tema. Sarà interessante monitorare le prossime dichiarazioni su questo tema da parte di entrambi i candidati, per vedere in futuro quali di queste verranno effettivamente messe in atto.
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