Dalla Cina fino all’Ucraina, passando anche per il Medio Oriente e per l’Intelligenza artificiale, l’intervista rilasciata da Tony Blair sulle pagine del Corriere ricopre tutti quei temi che oggi più che mai sono fondamentali per buona parte della popolazione globale, partendo da quella (che alcuni definiscono preoccupante) rivalsa del populismo che si vede in buona parte dell’Occidente e per la quale l’ex primo ministro inglese attribuisce la colpa a “noi centristi della politica tradizionale”.
Secondo Tony Blair – infatti – il ‘problema’ è che “ci si concentra sullo status quo anziché perseguire il cambiamento, trovare soluzioni, produrre risultati” in una completa impossibilità di “prendere posizioni forti, dall’immigrazione alle guerre culturali”: tutte questioni su cui – a suo dire – i politici di entrambe le parti “assumono posizioni estreme”, mentre in realtà la popolazione “ha opinioni moderate (..), di buon senso“.
E dal populismo un riferimento obbligatorio va anche a Trump, sul quale Tony Blair assume – appunto – una posizione moderata, invitando ad attendere fino a novembre prima di gridare al alla crisi sociale e sottolineando che a suo dire “a lungo termine tornerà ad impegnarsi in Medio Oriente” e certamente farà si che – davanti all’avanzata “dell’uomo forte” russo o cinese – l’America resti “prima potenza mondiale”; così come nega l’ipotesi che ci sarà una guerra contro la Cina, invitandolo – piuttosto – ad “avere un rapporto” con Pechino, “non isolarlo”.
L’opinione di Tony Blair sulle guerre: “Armi in Ucraina e due stati in Medio Oriente”
La palla di Tony Blair passa poi rapidamente alle due guerre in corso nel mondo e partendo dall’Ucraina ci tiene a ribadire ancora una volta che secondo lui “Putin ha sbagliato” nel pesare che “l’Europa si sarebbe rivelata debole”, ma se si vuole veramente trovare una soluzione l’unica cosa da fare è “sostenere [Kiev] che si sta battendo per scoraggiare altre aggressioni” dando il via libera a “qualsiasi tattica che faccia sì che Putin non debba proseguire la sua politica aggressiva”; come per esempio concedere l’uso delle armi occidentali anche in terra russa.
Mentre sul Medio Oriente Tony Blair ha la ferma idea che l’attuale crisi dimostri solo lucidamente che “l’unico modo per gestire [una] questione e risolverla” e per farlo suggerisce di “tornare alla soluzione dei due Stati [con] l’unificazione della Palestina” e un governo che non sia in mano ad “Hamas” o a qualsiasi altra fazione che voglia “distruggere Israele” perché “la sicurezza” dello Stato ebraico – nei confronti, precisa, di “tutti i Paesi arabi” – è una questione imprescindibile per la pace
Tony Blair: “L’IA ha un potenziale immane, ma qualcuno deve rendere la rivoluzione giusta ed equa”
Un’altra (lunga) parte della sua intervista – infine – Tony Blair la dedica anche alla questione dell’Intelligenza artificiale, ribadendo la sua posizione ottimistica secondo cui “non distruggerà il lavoro umano [ma] lo affiancherà” in un vero e proprio “mondo nuovo” che – non mente – non sarà necessariamente “tutto buono” perché quasi certamente “alcuni posti di lavoro non ci saranno più” e spetterà alla politica “aiutare la gente ad affrontare” la nuova realtà.
Sulla questione delle nuove tecnologie – infatti – Tony Blair non nega di vedere alcuni “rischi immani”, ma secondo lui sono anche accompagnati da “immani opportunità” e attualmente è certo che “la sfida della sinistra” (per ricollegarsi all’avanzata del populismo da cui è partito) è quella di “far sì che (..) la rivoluzione tecnologica sia giusta ed equa” perché solamente “se sapremo rendere i frutti della rivoluzione disponibili a tutti” riusciremo a superare “il conflitto tra sovranismo e globalismo, tra populismo ed elites”.