Il settore auto è in emergenza e qualora non si attuasse un piano solido e concreto da parte dell’Ue, si rischia il tracollo. Questo quanto denuncia stamane il quotidiano Il Giornale, sottolineando quanto stia avvenendo in seno a Volkswagen, il gruppo più importante in Europa del settore auto, nonché uno dei principali al mondo, che rischia di tagliare entro il 2026 numerosi lavoratori per un costo totale di 10 miliardi di euro. L’azienda di Wolfsburg ha spiegato di aver “perso” ben 500mila vetture da quando è scoppiata la pandemia di covid, riferendosi al numero di auto vendute in meno rispetto al pre-2019, un volume di vendite pari alla produzione annuale di due stabilimenti Volkswagen.
Il rischio, ventilato sempre dal quotidiano meneghino, è che si venga a creare un effetto domino: se il marchio VW taglia gli operai, cosa faranno le altre aziende del settore auto? Nel mirino vi è lo stabilimento di Bruxelles di Audi, dove ben 2.600 dipendenti, su un totale di 3.000, potrebbero perdere il posto di lavoro, o magari venire ricollocati altrove, o ancora, essere messi temporaneamente in stand-by, e ciò rappresenterebbe una catastrofe per il settore auto a cominciare dall’indotto.
SETTORE AUTO: I RISCHI PER L’INDOTTO ITALIANO
Ne sa qualcosa l’Italia, dove vi sono ben 160mila occupati fra le aziende che lavorano “a margine” degli stabilimenti Stellantis e di altri grandi gruppi automotive, e che secondo una recente proiezione potrebbero divenire 110/120 mila nel giro dei prossimi anni, con un taglio quindi di circa 40/50mila posti di lavoro.
Basti pensare che l’indotto di solo Volkswagen vale fra gli 1,5 e i 2 miliardi di euro ogni anno, ma se si prende in considerazione l’intero settore auto tedesco che lavora con l’Italia a quel punto la cifra diventa ancora più importante, ben 5 miliardi di euro. Secondo Il Giornale, l’Ue avrebbe sottovalutato le avvisaglie, nonostante fossero ormai palesi da tempo. Vengono quindi alla mente quali fossero i numeri del settore auto del Vecchio Continente nel 2008, quindi 16 anni fa, quando venivano prodotti ogni anno ben 20 milioni di auto, con una quota del mercato del 31 per cento.
SETTORE AUTO: IN ITALIA PERSI 11.500 LAVORATORI IN 10 ANNI
Ora “l’Europa è diventata la Cina”, visto che il gigante asiatico ha una fetta del 32 per cento e produce più di 30 milioni di auto ogni anno. Di questa crisi ne ha risentito ovviamente anche l’Italia, una delle grandi patrie mondiali dell’automobile, visto che il settore auto ha perso in 10 anni ben 11.500 lavoratori, dato che risulterà ancora più gravoso entro la fine del 2024 visto che sono previste altre 3.800 uscite, un vero e proprio annus orribilus per l’automotive del BelPaese, visti i numerosi “tagli” già effettuati nel corso di questi 8 mesi.
Tutta colpa di una produzione che sta registrando quasi i minimi termini, tenendo conto che gli stabilimenti di Stellantis potrebbero produrre ben 1,5 milioni di auto ogni anno, ma i numeri reali sono ben al di sotto di questa soglia. Ecco perchè Mirafiori, ad esempio, continua ad avere un ciclo di produzione a singhiozzo, con gli operai spesso e volentieri cassa integrazione, complice le vendite della Fiat 500e e della Maserati, che sono in picchiata. Serve quindi un grande piano di intervento per il settore auto, quasi un piano Marshall: ma arriverà?