Il primo di novembre in Germania sarà una data importante perché entrerà in vigore definitivamente la legge sull’autodeterminazione gender, già accolta nei mesi scorsi – dopo i primissimi annunci da parte del governo ‘semaforo’ – con un fragore tutt’altro che positivo da buona parte delle associazioni femministe: le ragioni per opporsi al testo di legge – e ci arriveremo – sono le più disparate, ma il punto di partenza non può che essere una ferma critica ed opposizione ai contenuti effettivi del testo approvato dal Bundestag.
Se si legge il testo – infatti – si nota come proprio a partire da novembre chiunque abbia compiuto almeno 14 anni, sia residente e regolarmente registrato all’anagrafe tedesca potrà chiedere di cambiare gender; il tutto con una semplice autodichiarazione del tutto scevra di qualsiasi riferimento (come invece accade in diverse altre parti del mondo) a visite mediche, psichiatriche o alla ormai famosa disforia di genere.
Inoltre, chi aderirà all’autodeterminazione gender potrà sempre fare un passo indietro sulla sua scelta aspettando – oltre ai tre mesi affinché l’anagrafe riconosca ufficialmente l’avvenuto cambiamento – solamente un anno; mentre per i minorenni non varranno neppure le opposizioni da parte dei genitori perché viene chiarito e precisato che l’unica via percorribile per impugnare l’autodichiarazione è quella del tribunale, e senza dimenticare che chi si macchia di ‘misgendering’ dovrà pagare multe fino a 10mila euro.
Le femministe della Germania insorgono: “La legge sull’autodeterminazione gender è antiscientifica”
Siamo partiti – però – parlando dell’opposizione delle associazioni femministe operative in Germania e (come ricorda La Verità) il grido di allarme sembra incentrato quasi interamente attorno al fatto che il provvedimento del Bundestag sia “antiscientifico, anti-donne, antidemocratico” ed addirittura “pericoloso per i bambini”; mentre con l’avvicinarsi dell’entrata in vigore del testo è stato annunciato anche un question time al parlamento per capire come sarà tutelata la popolazione biologicamente femminile da eventuali soprusi di malintenzionati interessati a spacciarsi per il sesso opposto per accedere a luoghi altrimenti riservati come bagni, spogliatoi e quant’altro.
Tutto questo – lasciando da parte la Germania – mentre parecchie associazioni femministe di tutto il mondo hanno inviato una lettera aperta alla delegazione ‘Un Woman’ delle Nazioni Unite per chiedere di tornare ad essere “un organismo interessato a proteggere e far progredire i diritti delle donne” dopo le dichiarazioni con cui hanno definito “anti-diritti, di estrema destra e odiatori della comunità LGBT” tutti coloro che criticano l’ideologia gender e transgender.