Giungo cattive notizie direttamente dalla casa Volkswagen. Dopo diverso tempo in cui si discuteva dei problemi e della crisi nel settore, adesso è arrivata l’ufficialità più preoccupante: l’azienda tedesca ha rescisso alcuni contratti e clausole importanti con i sindacati.
La clausola che desta più preoccupazione agli operai della casa tedesca è la scissione dal blocco dei licenziamenti fino all’anno 2029 in sei stabilimenti tedeschi (ad inizio del mese avevamo comunicato la prima chiusura in Germania).
Volkswagen nel pieno della crisi: le parole dei sindacati
Volkswagen ha voluto rescindere appositamente dalla clausola relativa al “blocco dei licenziamenti fino al 2029” per via della crisi che la sta riguardando oramai da diversi anni. Ma i sindacati sono in disaccordo e faranno di tutto pur di “non far accadere il peggio”.
La prima a parlare della vicenda è Daniela Cavallo, rappresentante dei dipendenti Volkswagen e membro del consiglio di sorveglianza, la quale ha tenuto a dire:
Faremo una fiera resistenza a questo storico attacco ai nostri posti di lavoro. Con noi, non ci saranno licenziamenti.
Difficile a dirlo dopo che la casa tedesca ha messo ufficialmente fine ad un accordo che è durato trent’anni e che adesso non ha più valenza.
Cosa aspettarci da ora in avanti?
Secondo Automotive News Europe, almeno fino alla metà dell’anno prossimo i lavoratori di Volkswagen dovrebbero aver la garanzia di continuare a lavorare. Ma allo stesso tempo la scissione (seppur non verrà applicata nell’immediato) comporta a delle manovre in “piena libertà”.
La casa tedesca oggi può attuare le manovre che ritiene più opportuno per tagliare i costi e permettere all’azienda di evolversi ed uscire da questo periodo storico critico. E ad incutere più timore è il responsabile delle risorse umane dell’azienda, Gunnar Kilian, che ha accennato a delle “misure e taglio dei costi critico” tanto da competere in modo eccessivo.
Un’ultima soluzione per abbattere i costi dell’azienda tedesca venne proposta dal sindacato IG Metall: ridurre i giorni di lavoro a 4 alla settimana così da poter evitare la possibile chiusura degli stabilimenti in Germania.