La voce di un’altra giovane donna nel famigerato audio delle “sevizie” che fu recapitato all’Ansa nel 1983, pochi giorni dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi? È l’ipotesi al centro di un’inchiesta di Chi l’ha visto? in onda questa sera su Rai 3, nella quale si ripercorre la storia del contenuto della cassetta che ancora oggi costituisce un vero e proprio enigma. Un giallo nel giallo, da decenni protagonista delle cronache intorno al mistero che avvolge la sorte della cittadina vaticana 15enne mai ritrovata.
Una nuova consulenza fonica avrebbe evidenziato un’elevata compatibilità tra il timbro maschile impresso nel Lato A e quello di Marco Accetti, il fotografo autoaccusatosi del rapimento di Emanuela Orlandi e da molti considerato un mitomane. Nel Lato B, invece, si sente proprio quella voce femminile, mai definitivamente attribuita, pronunciare presunti lamenti e parole di dolore condensate in una frase inquietante: “Fa male! Basta! Dio, perché?“.
Emanuela Orlandi, la misteriosa voce di donna nell’audio delle “sevizie” al centro di un’inchiesta di Chi l’ha visto?
La voce di donna impressa nel Lato B della tristemente nota “cassetta delle sevizie” del caso Emanuela Orlandi torna in tv nella nuova puntata di Chi l’ha visto? con un nuovo bagaglio di interrogativi, a caccia di risposte per arrivare alla reale identità della protagonista della registrazione.
La trasmissione di Federica Sciarelli ospita il fratello della cittadina vaticana, Pietro Orlandi, impegnato da decenni in una serrata battaglia per la verità, e sonda un’ipotesi alternativa relativamente alla voce femminile contenuta in quel nastro. Il programma di Rai 3 ha dedicato un focus alla questione, sottolineando uno scenario altrettanto sinistro che affianca l’ipotesi che si tratti proprio di Emanuela Orlandi: “È la voce di un’altra giovane donna? Ma chi, nello stesso periodo, è stata rinchiusa e seviziata?“.
Emanuela Orlandi, il fratello Pietro sull’audiocassetta: “Sismi confermò che la voce era sua”
La vicenda dell’audiocassetta spedita 25 giorni dopo la sparizione di Emanuela Orlandi dai suoi presunti rapitori rappresenta, ancora oggi, uno dei capitoli più oscuri e inquietanti tra le pagine del cold case. Il fratello Pietro Orlandi ne ha parlato ampiamente nel corso di alcune interviste, come in quella rilasciata a Giovanni Floris per DiMartedì nel 2023.
“La storia di quella cassetta – ha dichiarato in tv – inizia con il fatto che è arrivata il 17 luglio (1983, ndr), l’hanno lasciata vicino al Quirinale. Hanno telefonato all’Ansa per dire che già 4 giorni prima ne era stata lasciata un’altra ma era stata prelevata da funzionari vaticani. La sentì anche mio padre e proprio in un passaggio, quando dice ‘Per favore, mi lasci dormire?’, lui disse ‘A me sembrava proprio Emanuela’. Era sconvolto. Qualche giorno dopo lo chiamarono e lo rassicurarono, dicendogli che erano spezzoni di film porno e che Emanuela non c’entrava…“.
Nel 2016, chiusa l’inchiesta, Pietro Orlandi è tornato su quell’audio per cercare di capire se davvero potesse essere sua sorella: “L’ho cercato, in Procura solo cd, non c’era l’audiocassetta. La registrazione che ho sentito dura circa 2 minuti e mezzo, ci sono le voci femminili più pulite. Appena ho sentito quella frase, ho pensato che è la voce di Emanuela“. Secondo quanto ricostruito da Pietro Orlandi davanti alle telecamere, quell’audio fu analizzato da esperti del Sismi i quali conclusero che “non si tratta assolutamente di finzione” e che “con un’altissima probabilità, le frasi di senso compiuto appartengono a Emanuela”. “Mi sono sempre chiesto – ha aggiunto – perché a mio padre dissero ‘Stia tranquillo’. Dal 2016 cerco l’originale, in Procura non c’è…“.