Pochissimi giorni fa l’ex premier Mario Draghi ha pubblicato il suo attesissimo report sulla competitività dell’Unione Europa – commissionato ormai diversi mesi fa da Ursula von der Leyen – ed oggi è arrivato il commento da parte di Roberto Cingolani che dopo una breve esperienza ministeriale proprio durante il governo del banchiere è diventato amministratore delegato di Leonardo, una delle più importanti aziende italiane specializzate nel settore della Difesa.
“Il rapporto – spiega Cingolani al Foglio – è monumentale [e] contiene le indicazioni necessarie all’Europa per reagire” e dal conto suo è importante che “ora si possa fare un lavoro per recepirlo con atti concreti” a partire dalla scelta di “un commissario alla Difesa” che sappia cogliere e – soprattutto – applicare il messaggio lanciato da Draghi che interpreta come un grande “invito alla semplificazione, all’innovazione e [ad] investire nella sicurezza del futuro”; il rischio – in caso contrario – è che “se si ritarda ad intervenire si perde ancor più competitività (..), ci si destina a una lenta agonia” che nell’arco di pochi anni potrebbe diventare problematica.
Roberto Cingolani: “L’Italia può avere un ruolo fondamentale nell’applicazione del report di Draghi”
Buona parte della sua intervista – quasi ovviamente – Cingolani la destina proprio alla parte del report dedicata alla Difesa, partendo dal fatto che a suo avviso “è ovvio che è fondamentale riuscire a fare fattore comune“; il tutto raggiungendo un sistema simile a quello americano che definisce “un chiaro esempio di un contesto in cui gli investimenti sono concentrati” perché mentre in Europa “gli investimenti sono frammentati” tra tutte le nazioni che producono – per esempio – addirittura 12 differenti carri armati, negli States se ne fa uno solo eccellente dal punto di vista tecnico.
Il punto – secondo Cingolani – è che dovrebbe essere chiaro a tutti che “i competitor” non sono gli altri stati europei, ma “la Cina [e] gli Stati Uniti” in un’ottica che deve imprescindibilmente essere europea e proprio in questa direzione va il piano per investire “circa 800 miliardi” proposto da Draghi che deve essere preso come il punto di partenza su cui “discutere sin da questa legislazione europea“.
Infine, un riferimento da parte di Cingolani va anche al ruolo che l’Italia può avere in questo articolatissimo piano che dovrebbe essere – a suo avviso – “di leadership anche attraverso le nostre aziende” con il governo italiano che potrebbe (e forse dovrebbe) “svolgere un ruolo certamente attivo perché questi temi finiscano al centro del dibattito (..) cercando di incidete fin da subito” guidando il “futuro” dell’intero continente.