C’è sintonia tra Governo e Confindustria a giudicare dai contenuti della prima relazione dell’era di Emanuele Orsini in viale dell’Astronomia e dalla replica della Premier Giorgia Meloni in occasione dell’assemblea della confederazione tornata a celebrarsi all’Auditorium della Musica. Il proposito espresso di vedersi quanto prima a palazzo Chigi per tracciare un percorso comune conferma i buoni rapporti che possono trasformarsi in fecondi.
In particolare, sia Meloni che Orsini hanno usato parole chiare – non equivocabili – sulla cautela che occorre recuperare per consentire alle imprese italiane (ed europee) di compiere la doppia transizione digitale e verde senza farsi male. Senza quell’accanimento ideologico che ha caratterizzato una fase della Commissione di Bruxelles che rischia di mandare in pezzi intere filiere industriali a partire da quella automobilistica.
È la neutralità tecnologica che deve guidare le intenzioni e i passi della futura Europa per impedire fughe in avanti su opzioni, come l’abbandono delle vetture a combustione a partire dal 2035, che non hanno nulla a che vedere con le prospettive di crescita del Continente andando a vantaggio di competitori – come i cinesi – che hanno tutto da guadagnare dall’incauta decisione dell’Unione dal momento che controllano materie prime e processi produttivi.
Il presidente del Consiglio snocciola i motivi di orgoglio di un Paese che dalla pandemia in poi corre più dei partner e che nei primi mesi dell’anno si piazza al quarto posto nella classifica degli esportatori avendo superato prima la Corea del Sud e poi il Giappone. Migliora l’occupazione (anche quella stabile), il Mezzogiorno si trasforma da vagone in locomotiva facendo meglio del centro e del nord in termini di Pil, gli investimenti del Pnrr cominciano a vedersi.
Non a caso il confermato capo della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha premiato il Belpaese conferendo al suo rappresentante Raffaele Fitto una delega pesante e l’incarico di vice presidente esecutivo che lo mette a capo di dicasteri di primaria importanza per la nostra economia. Segno della centralità ritrovata della nostra nazione che si aggiunge alla considerazione che si deve a un membro fondatore del consesso europeo.
Certo, occorre fare passi avanti sulla produttività dove restiamo carenti anche perché se c’è un’Italia che spinge in avanti e vince sui mercati internazionali c’è anche un’Italia che frena e si nasconde vanificando gli sforzi della prima. L’alleanza tra gli uomini e le donne di buona volontà diventa pertanto necessaria per recuperare punti in termini di capacità attrattiva. Un passaggio indispensabile se non vogliamo trattenere in patria le nuove generazioni.
A tirare nel mondo è il Made in Italy inteso come prodotto bello e ben fatto e come approccio alla vita. Dobbiamo difenderne il valore anche accettando la sfida dell’Intelligenza artificiale che sarebbe un errore contrastare (e forse anche impossibile), ma che va certamente regolata per impedire che il suo uso sfugga al controllo dell’umanità creando più danni che opportunità. Bisogna cominciare a pensare positivo, a volersi più bene come individui e come società, per fare in modo che le nostre grandi potenzialità possano realizzarsi.
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