Un evento globale, con 605 espositori, 25 Paesi, 15 padiglioni, in cui la qualità dell’offerta si accompagna a visitatori che sanno riconoscere il valore dei prodotti. Questo è Cersaie, Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno che si terrà a Bologna, dal 23 al 27 settembre. Una manifestazione, la più importante al mondo nel settore, dai grandi numeri: 145 mila metri quadrati di superficie, un pubblico che l’anno scorso si è avvicinato alle 100 mila presenze e visitatori da oltre 160 Paesi. Le fiere concorrenti, quelle ad esempio organizzate in Brasile, in Messico raccolgono realtà che sono al 50-60% regionali, con prevalenza di Paesi limitrofi, mentre Cersaie attrae operatori dall’Australia agli Usa.
Una fiera che, spiega Augusto Ciarrocchi, presidente di Confindustria ceramica, oltre che presidente e direttore generale di Ceramica Flaminia, nasce come commerciale ma è anche una piattaforma culturale di filiera, che permette lo scambio di contenuti relativi all’attività del settore. Prevede un’area qualificata come Città della Posa, dove si possono trovare i posatori artigiani che mostrano le tecniche di posa più avanzate, un aspetto di interesse anche per distributori e architetti. Anzi, come quest’anno che ospiterà Riken Yamamoto, vincitore del premio Pritzker 2024, una sorta di Nobel dell’architettura, che terrà una lectio magistralis. Nella fiera italiana ne sono sfilati 13, a partire da Renzo Piano: grandi architetti o designer che confermano l’importanza della manifestazione, cui hanno assicurato al convegno inaugurale del 23 settembre la loro presenza il presidente di Confindustria nazionale Emanuele Orsini e il ministro Gilberto Pichetto Fratin.
Che cosa rappresenta Cersaie per le aziende del settore?
Cersaie non è solo una fiera commerciale internazionale, ma ha ha anche contenuti culturali e di relazione molto importati. È rimasta l’unica fiera veramente mondiale che tratta di ceramiche e di arredo bagno. Un punto di riferimento importante: per le piastrelle è sicuramente la più importante al mondo, le altre manifestazioni dello stesso genere hanno un’importanza locale. Lo denota anche l’affluenza: dopo il Covid, quando le fiere importanti faticavano a riprendere, Cersaie è ripartita subito bene.
Quali sono le principali novità che dobbiamo aspettarci dalla fiera?
Dal punto di vista dei prodotti gli espositori solitamente non divulgano in anticipo quello che esporranno. Però la linea di tendenza sarà di puntare sulla ricerca di prodotto, con proposte di nuovi formati per le piastrelle come per i sanitari, soprattutto abbinando decoro e design. Una linea che negli ultimi anni è stata molto marcata.
In termini di innovazione il settore su che cosa sta puntando?
Il filone su cui puntiamo è quello della sostenibilità. Le aziende stanno cercando di rendere i prodotti ancora più sostenibili, ottimizzando l’energia per realizzarli e materie prime secondarie provenienti, talvolta, anche da altre produzioni, per ridurre l’impatto sull’ambiente. La forza dei produttori italiani, rispetto ad altri nel mondo come Cina e India, è proprio questa: la differenziazione dei prodotti, l’attenzione che le nostre aziende hanno del rispetto delle regole, delle persone, dell’ambiente in cui operano. Una differenziazione che fa sì che le produzioni italiane ed europee debbano avere un riconoscimento: se conta solo il prezzo ma il prodotto è realizzato senza il rispetto minimo dei diritti e della salute dei lavoratori allora tutto rischia di diventare una giungla. Occorre spingere sulla ricerca, sul design e c’è bisogno di regole certe proprio per valorizzare questi aspetti.
Le aziende italiane sono entrate nell’ordine di idee di riciclare il materiale. Un punto di forza delle loro proposte?
Negli ultimi due o tre anni la parola sostenibilità è quasi inflazionata. Ma le aziende italiane vanno verso la sostenibilità da anni, lo facevano anche quando non se ne sentiva parlare. Eliminare materie prime che potrebbero essere riutilizzate è un peccato mortale, oltre che uno spreco economico. Noi vogliamo far conoscere alla gente queste realtà: non ci siamo inventati sostenibili oggi, ma la difficoltà è far capire al mercato che la sostenibilità costa e che i nostri prodotti non possono essere di basso prezzo.
In fiera ci sono iniziative specifiche sulla sostenibilità?
Il nostro responsabile che si occupa dei temi della sostenibilità dedica una conferenza a fare il punto della situazione, rivolgendosi a una delegazione di giornalisti e di operatori di mercato: si parla di 230 persone da 15 Paesi. È reduce da Washington, dove la filiera della ceramica mondiale si è confrontata sulle prospettive del settore. Sarà un incontro a porte chiuse, molto tecnico, un utile contributo come aggiornamento che certifica Cersaie anche come una piattaforma di tipo culturale, di diffusione delle informazioni.
Il tema della transizione ecologica oggi è fondamentale: che tipo di sfide devono affrontare le aziende per tenere il passo con le nuove esigenze del mercato?
L’industria della ceramica è energivora, ha bisogno di alte temperature di cottura, di un consumo energetico consistente, ma per fornire una valutazione accurata da questo punto di vista dobbiamo considerare tutta la storia del prodotto. Parliamo di prodotti, quindi, per i quali si consuma molta energia in fase di realizzazione, ma che durano decenni, il che li rende più sostenibili rispetto ad altri che hanno un ciclo di vita breve. Vengono dismessi ecologicamente a impatto zero e, nel tempo, non rilasceranno mai alcuna sostanza chimica. Inoltre, trattandosi di prodotto inerti, possono essere riutilizzato in altre produzioni. La sostenibilità riguarda anche il portafoglio: smaltire un prodotto plastico costa parecchio, un prodotto inerte, invece, non costa quasi niente.
Che cosa si devono aspettare le imprese e i professionisti dalla fiera?
Quando le aziende espongono devono augurarsi l’affluenza di molte persone: questo è l’elemento fondamentale. Fare eventi dove non c’è pubblico, com’è successo negli ultimi anni da altre parti, è una tristezza. Questo a Cersaie non si verificherà. Chi viene a Bologna lo fa perché è interessato ai prodotti. Muoversi da Africa, Asia o America significa affrontare spese per la trasferta che incidono tantissimo, ma chi viene qui è perché è veramente interessato.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.